Papa Francesco e il bavaglio al Sinodo: dibattiti segreti in aula su temi divisivi come coppie gay, donne e democrazia nella Chiesa

Il Vaticano sembra ormai orientato verso l'ipotesi di coprire con il segreto pontificio tutti i dibattiti interni

Papa Francesco e il bavaglio al Sinodo: dibattiti segreti in aula su temi divisivi come coppie gay, donne e democrazia nella Chiesa
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 11:30

Altro che Chiesa trasparente. Il maxi Sinodo che si aprirà a breve al di là del Tevere – quasi un Concilio Vaticano III fatto a pezzetti secondo la definizione di più di un cardinale – rischia di passare alla storia non solo come l'assise più spaccata che ci sia mai stata, ma persino sottoposta alla censura preventiva. Dalle indicazioni che sono state diramate da Papa Francesco alle sue strutture di comunicazione, le informazioni che arriveranno alla stampa internazionale (e all'opinione pubblica) saranno sempre filtrate. Una specie di bavaglio. La domanda che si stanno facendo i media internazionali è cosa si potrà effettivamente sapere delle importanti discussioni durante l'Assemblea plenaria a proposito delle riforme, del futuro della Chiesa in materia di matrimoni gay, di omosessualità, di sessualità, di modifiche al Catechismo, di sacerdozio femminile, di abolizione al celibato e di democratizzazione delle strutture ecclesiali?

Anche se il testo del regolamento interno non è ancora stato pubblicato, il Vaticano sembra ormai orientato verso l'ipotesi di coprire con il segreto pontificio tutti i dibattiti interni.

Questa disposizione, infatti, appare nel testo interno - attualmente in fase di studio – secondo quanto ha anticipato il settimanale cattolico francese La Croix. Il segreto, in buona sostanza, riguarderebbe non solo le opinioni personali espresse da ciascun membro dentro l'aula (inibendo ai singoli la libertà di espressione, che sarebbe un diritto universalmente riconosciuto) ma anche l'esito delle votazioni al termine delle discussioni. Per molti cattolici si tratta di un orientamento lesivo dei diritti che dovrebbero essere garantiti anche alla assemblea dei fedeli di tutto il mondo, considerando l'importanza delle questioni trattate relative alla vita di ognuno.

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Una stretta di vite improvvisa e foriera di polemiche anche se già nel 2018, durante l'ultimo Sinodo, Francesco aveva deciso di sottoporre al segreto pontificio “le opinioni e i voti” dei partecipanti, come si leggeva nell'articolo 26 del regolamento di allora. Secondo il codice di diritto canonico, la violazione del segreto pontificio può essere punita con pene fino al divieto per un sacerdote di esercitare il suo ministero.

Ma per questo Sinodo sulla Sinodalità, lanciato nell'ottobre 2021 proprio con l'obiettivo di riflettere su come, per la Chiesa cattolica, si dovrà annunciare il suo messaggio al mondo contemporaneo, erano in fase di studio diverse altre ipotesi. Compreso la possibilità mettere in chiaro tutte o solo una parte delle discussioni dei 363 partecipanti al Sinodo, di cui 45 laici. Questo avrebbe dato la possibilità ad alcuni giornalisti di assistere a una parte dei dibattiti, o di istituire un sistema per seguire queste discussioni in diretta. Alcuni, in Vaticano, sostenevano l'idea che fosse necessario aprire una parte dei dibattiti, pur riservando la possibilità, per i partecipanti al Sinodo che lo desideravano, di parlare a porte chiuse, come i rappresentanti dei cattolici provenienti da paesi in cui la Chiesa è perseguitata. 

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Durante il volo di ritorno dalla Mongolia Papa Francesco ha offerto un anticipo delle restrizioni sulla informazione che si stanno preparando. «Se c'è una cosa che dobbiamo preservare è l'atmosfera sinodale. Questo non è un programma televisivo in cui si parla di tutto. No. C'è un momento religioso, un momento di scambio religioso».

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Francesco aveva poi aggiunto: «Per quanto riguarda il segreto, c'è un dipartimento guidato da Paolo Ruffini, che è qui e che farà i comunicati stampa sui progressi del Sinodo. La commissione ha il difficile compito di dire: oggi la riflessione va in questa o quella direzione, e di trasmettere lo spirito ecclesiale, e non lo spirito politico”.

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