Pio XII, le carte che illuminano il passato oscuro

Pio XII, le carte che illuminano il passato oscuro
di Franca Giansoldati
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Venerdì 21 Febbraio 2020, 00:07

Il cardinale Eugenio Pacelli, da Segretario di Stato, si oppose con forza, interagendo per vie diplomatiche con il governo Mussolini dopo la approvazione delle leggi razziali del 1938. Erano tempi carichi di tensione. Una volta eletto, con il nome di Pio XII davanti alla razzia del ghetto ebraico, in quell’ottobre terribile del 1943, attraverso la Segreteria di Stato, fece lo stesso e non esitò a chiamare l’ambasciatore tedesco Ernst von Weiszacker per chiedere informazioni sugli ebrei che venivano portati nei campi di concentramento. Non rimase in silenzio. Allo stesso modo si appellò direttamente a Hitler per implorare il rilascio di don Giuseppe Morosini, il prete che dal collegio Leoniano teneva regolari contatti con i partigiani nascosti nelle grotte di Monte Mario e che proprio per questo fu fucilato nella strage delle Ardeatine.

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ACCADEMICI
«Ci sono tanti documenti di natura diplomatica, ora spetterà agli studiosi e al loro lavoro fare luce su quel periodo» dice monsignor Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Apostolico. L’apertura degli archivi sul pontificato di Pio XII – durato dal 1939 al 1958 - si presenta come una autentica miniera per tutti quei ricercatori che chiederanno di accedere alla consultazione dei fondi a disposizione. Una montagna di carte che è stata catalogata, numerata, ordinata per un totale di 14 anni di lavoro e una equipe di archivisti. Basta pensare che solo il Fondo relativo alla Beneficenza è composto da più di 8000 buste. Da solo offre testimonianza di quante offerte durante la guerra arrivassero in Vaticano dai cattolici di tutto il mondo, soprattutto dagli Stati Uniti. Le carte indicano persino come questi denari venivano redistribuiti immediatamente a chi ne aveva bisogno.
Servivano anche ad alimentare le cucine economiche e le mense che a Roma funzionavano grazie ai volontari del Circolo di San Pietro. La beneficenza faceva vivere la rete delle parrocchie, gli orfanotrofi, gli ospedali ma anche le università e gli istituti di ricerca che ricevevano regolarmente un vero e proprio fiume di denaro. «Praticamente, chiunque chiedeva alla Santa Sede un aiuto lo otteneva e abbiamo la testimonianza di questa enorme opera di carità in questo fondo Beneficenza così come nel fondo della Commissione soccorso».

Ieri mattina assieme agli archivisti Pagano ha spiegato in cosa consiste questa immensa operazione verità su Pio XII, preannunciata da Papa Francesco un anno fa. Quasi un atto politico. «La Chiesa non ha paura della verità». Sicuramente la leggenda nera dei silenzi di Pacelli andata a costruirsi a partire dal 1968 sarà destinata a sgretolarsi di fronte alla evidenza delle carte e al lavoro futuro che faranno gli storici. «Per quanto ho potuto vedere, catalogando carte, ho l’impressione dell’attività di un santo. E non ho paura a dirlo. Pacelli è vissuto da povero, tra le sue mani sono transitati milioni ma per lui non ha trattenuto nemmeno una lira di allora. Ha dato tutto a chiunque avesse necessità. Viveva poveramente. Ce lo dicono tanti documenti. Un uomo che si è trovato a gestire momenti angosciosi. C’è un proverbio ebraico che mi è stato riferito da un rabbino: prima di giudicare qualcuno bisogna mettersi sempre al suo posto. Se noi ci mettiamo nei panni di Pacelli, anche per un solo secondo, forse il nostro giudizio diventerebbe più prudente. Ma ora è bene che parlino solo i nostri documenti» riferisce Pagano. Le sue parole sono condivise dal cardinale José Tolentino Calaca de Mendonca, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che a sua volta incoraggia la ricerca: «Tutti gli studiosi sono benvenuti, senza alcuna differenza». Probabilmente a partire dal 2 marzo ci sarà un po’ di intasamento anche perché l’istituzione ha una sala con solo 60 posti.

PREGIUDIZI
Dall’anno scorso si sono prenotati già 150 ricercatori da tutto il mondo: «Abbiamo avuto diverse richieste del mondo ebraico e israeliano». I primi frequentatori che varcheranno la soglia del palazzo vaticano provengono dal museo dell’olocausto di Washington, e poi verranno gli ebrei della comunità romana e altri accademici ebrei di singole università. 
In Vaticano si prevede un anno di lavoro intenso. I fondi d’archivio disponibili provengono dalla prima e dalla seconda sezione della Segreteria di Stato, dalla Congregazione della Fede, da Propaganda Fide, dalla Congregazione per le Chiese Orientali, dalla Penitenzieria e della Fabbrica di San Pietro. Per ora resteranno off limits in quanto “riservati” le cause matrimoniali, i documenti relativi al Conclave e i processi dei vescovi anche se il Papa, se volesse, potrebbe renderli accessibili. Per quelli, al momento, c’è ancora una riserva di privacy.
 

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