Biennale, Cattelan al Padiglione Vaticano dove i visitatori sono accompagnati nel veneziano della Giudecca dalle detenute

Opera di Cattelan, esposta alla Biennale d'Arte nel Padiglione Vaticano
di Franca Giansoldati
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Giovedì 18 Aprile 2024, 16:49

Si lasciano tutti i documenti all'ingresso, si depositano i cellulari e solo a questo punto la guardia penitenziaria indica il percorso. Per la prima volta un padiglione d'arte alla Biennale di Venezia è stato allestito dentro un carcere. La Giudecca un tempo era un monastero, oggi ospita 80 detenute di varia nazionalità che hanno il compito di accompagnare i visitatori in un percorso straordinario, capace di trasformare chi varca il pesante portone dell'istituto femminile. 

«Con i miei occhi» è il titolo individuato da Chiara Parisi, curatrice con Bruno Racine del Padiglione della Santa Sede. «Coloro che entreranno dovranno lasciare - assieme al cellulare - anche tante idee preconcette» dicono. I visitatori si devono registrare online con 48 ore di anticipo e inviare una copia della loro carta d'identità. Potranno vedere le opere esposte firmate da Corita Kent, Claire Fontaine, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Tabouret, Maurizio Cattelan, Zoe Saldana e Marco Perego, tutti artisti acclamati di straordinaria bravura.

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Chiara Parisi, direttrice del Centre Pompidou-Metz, e Bruno Racine, già presidente del Centre Pompidou e oggi direttore di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana spiegano che già dal titolo del padiglione si vuole «richiamare l'attenzione sull'importanza del modo in cui concepiamo, esprimiamo e costruiamo responsabilmente la nostra convivenza sociale, culturale e spirituale».

Il titolo «Con i miei occhi» si riferisce sia a un sonetto d'amore di William Shakespeare sia al versetto 42.5 del Libro di Giobbe, «Il mio occhio ti ha visto». 

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«Il titolo evoca l'idea poetica di vedere con altri occhi, senza pregiudizi», ha spiegato Chiara Parisi. «Vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno status unico, perché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori ma testimoni - ha spiegato il cardinale José Tolentino de Mendonça - Questo è ciò che accomuna l'esperienza religiosa e quella artistica: nessuna delle due cessa di valorizzare il coinvolgimento totale e anticonformista del soggetto». «Gli artisti selezionati sono stati scelti per la loro sensibilità nei confronti dell'essere umano e per il loro non giudizio nei confronti della materia umana che indossano», ha spiegato Chiara Parisi. Per realizzare la maggior parte delle opere del padiglione, hanno lavorato con le detenute. Questo non è il loro primo progetto culturale. Nel carcere della Giudecca, alcune donne cuciono e realizzano ogni anno i costumi per il Carnevale veneziano.

EMOZIONE

La mostra inizia sulla facciata esterna dell'ex cappella (il carcere era un convento). Maurizio Cattelan ha realizzato qui un affresco di grandi dimensioni di «impatto emotivo». L'artista italiano è noto per le sue opere provocatorie come l'installazione La Nona Ora, una statua di cera a grandezza naturale di Papa Giovanni Paolo II schiacciata da un meteorite nero che fu presentata alla Biennale di Venezia del 2001, e più recentemente con Comedian, una banana attaccata al muro con del nastro adesivo esposta all'Art Basel Miami. Cattelan è anche un artista sociale e spirituale che lavora su persone emarginate o considerate divisive per la società.

I visitatori attraverseranno poi un vicolo interno dove originariamente passavano le donne prigioniere. In questo ampio passaggio, Simone Fattal ha installato una cinquantina di bassorilievi in pietra lavica sui quali le detenute hanno scritto delle poesie; quindi nel cortile centrale, i visitatori scopriranno un'installazione di Claire Fontaine, che lavora con luci al neon per evidenziare il «Metodo Feldenkrais». I visitatori potranno spostarsi nella Sala degli Incontri per vedere il filmato realizzato dall'attrice Zoe Saldaña e da suo marito, il regista e produttore Marco Perego. Per 12 minuti, il video ritrae le relazioni romantiche tra detenute all'interno del carcere, con l'aiuto di quindici di loro che hanno voluto partecipare al cortometraggio.

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