Pio XII, pressioni su di lui dal governo polacco in esilio perchè denunciasse nel 1942 la Shoah

Pio XII, pressioni su di lui dal governo polacco in esilio perchè denunciasse nel 1942 la Shoah
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 18:38

Durante il nazismo l'allora ambasciatore polacco, Kazimirz Papee, per conto del governo polacco che in quel periodo si trovava a Londra in esilio, fece inimmaginabili pressioni su Pio XII affinchè pronunciasse nel 1942 una «esplicita condanna delle atrocità naziste». Invece il pontefice, in tutti i suoi riferimenti alle sofferenze causate dalla guerra e dalla occupazione, decise di non scendere mai nei particolari. Mentre sono in corso le ricerche scientifiche sugli archivi di Pio XII per scandagliare meglio uno dei periodi più difficili e travagliati della Chiesa durante la Seconda Guerra Mondiale, esce un libro intitolato “Zucchetti e kippah” (Mauro Pagliai Editore), in cui l'autore, Bruno Bartoloni, per lungo tempo giornalista vaticanista dell'Agence France Presse intreccia notizie, documenti, aneddoti in modo da tracciare un affresco completo di quello che accadde, spiegando perché Pacelli dette disposizioni per salvare gli ebrei pur tacendo pubblicamente sull'Olocausto.

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Da grande conoscitore sia dell'universo dell'ex stato pontificio sia del mondo ebraico, offre gli elementi per individuare il mosaico complesso dell'attività realmente svolta dal Vaticano, al punto da riconoscere che con l'aiuto della popolazione e della Chiesa “la maggior parte, circa il 75% degli ebrei riuscì a nascondersi e a salvarsi” dai campi di sterminio.

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Il 20 luglio del 1942 l'allora Sostituto alla Segreteria di Stato, monsignor Domenico Tardini – si legge nel volume annotava su un appunto: «viene l'ambasciatore della Polonia e chide, per l'ennesima volta, he la Santa Sede dica pubblicamente una parola a favore dei polacchi e contro la terribile persecuzione cui sono sottoposti.

Per l'ennesima volta gli ricordo quello che ha fatto e detto Sua Santità per i polacchi che sono in Polonia e per sostenerli in mezzo alle difficoltà gravissime in cui si dibattono». Il diplomatico però continuava ad insistere e a fare pressione anche sul altri diplomatici, tanto da irritare non poco Tardini. Pacelli, nel messaggio natalizio, menzionò a molti capi d'accusa condannando i responsabili ma senza mai sforare in un linguaggio diretto, immediato. “In poche parole il linguaggio ecclesiastico che allude più che dire sembrava chiaro a chi lo usa per radicata abitudine” ma ben poco esplicito per il resto del mondo. L'ambasciatore Papee ritornò quindi alla carica con una lettera dai toni forti rivolta direttamente a Pacelli, il quale piuttosto scocciato gli fece notare che i tedeschi sarebbero stati pronti a cogliere ogni pretesto per scatenare ulteriori persecuzioni. Ancora una volta l'ambasciatore non si perse d'animo perchè riteneva che una denuncia esplicita potesse aiutare a mitigare il male che era diffuso. Pio XII fece così un cenno alle sofferenze al coraggio della nazione polacca nel giugno del 1943 rivolgendosi però al collegio cardinalizio.

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