Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega per molti è quasi come il Grinch: in vista del Natale ha tassativamente proibito i presepi viventi e le rappresentazioni tipiche della tradizione natalizia. E' l'ennesimo colpo contro la Chiesa cattolica (da lui definita una dittatura) che da tempo è nel suo mirino con persecuzioni evidenti, arresti, chiusure di strutture ecclesiali, compresa la nunziatura con la conseguente rottura delle relazioni con il Vaticano. Nelle strade del paese latinoamericano non verranno quindi celebrate processioni natalizie, cori natalizi, raffigurazioni del presepe e della natività. A denunciarlo sono state diverse ong sollevando un altro caso diplomatico contro il giro di vite deciso da Ortega. A Pasqua, invece, aveva vietato le processioni pasquali assai sentite su tutto il territorio.
Nel frattempo un altro vescovo è stato arrestato in Nicaragua.
Il Nicaragua continua ad allontanarsi progressivamente dallo stato di diritto, aggravando la sofferenza delle persone, provocando l'esodo dei giovani e minando il futuro delle istituzioni democratiche. Il commento stavolta arriva dall'Alto commissario aggiunto per i Diritti umani dell'Onu, Nada Al-Nashif. Ortega, ha detto, continua a «perseguitare coloro che possono contribuire con una visione alternativa alla sfera pubblica come leader politici e indigeni, membri della Chiesa cattolica, attivisti e giornalisti».
Dall'inizio della repressione da parte del governo, oltre cinque anni fa, migliaia tra partiti, associazioni e Organizzazioni non governative sono state cancellate. Particolare veemenza è stata usata dal governo nella repressione contro i membri della chiesa cattolica che - per il ruolo di mediazione assunto nell'ambito del dialogo nazionale avviato dopo le proteste del 2018 - viene accusata di voler rovesciare il governo. Le «restrizioni allo spazio civico continuano, con ripetuti casi di detenzione arbitraria contro coloro che esercitano le loro libertà fondamentali». L'Onu esprime preoccupazione per la recente detenzione di due rappresentanti nell'Assemblea nazionale incarcerati senza mandato d'arresto né giusto processo. Secondo fonti della società civile, 17 donne e 54 uomini, tra cui oppositori politici e difensori dei diritti umani, sono ancora detenuti arbitrariamente.