Antisemitismo, in Italia cresce, stamattina lo scambio tra Salvini, l'ambasciatore Bar e il Prefetto Pecoraro

American Jewish Committee: Speriamo che Papa Francesco riceva i familiari degli israeliani rapiti e nelle mani di Hamas dal 7 ottobre

Antisemitismo, in Italia cresce, stamattina lo scambio tra Salvini, l'ambasciatore Bar e il Prefetto Pecoraro
di Franca Giansoldati
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Domenica 12 Novembre 2023, 18:28 - Ultimo aggiornamento: 23:24

La sala del Pitigliani, a Trastevere, si riempie nonostante l'orario improbabile. Sono le otto e trenta di domenica mattina. Sulla parete bianca, sotto l'insegna della Federazione delle associazioni Italia-Israele resta proiettato fisso un maxi collage con i 230 volti di coloro che sono stati sequestrati da Hamas, prigionieri nei tunnel di Gaza e con un destino incerto. Si intravedono, in quel gigantesco mosaico, ritratti di bambini sorridenti, foto di ragazzine, signore dai capelli bianchi. «Il mondo è cambiato dal sette ottobre». Il presidente della federazione Bruno Gazzo mette subito sul tavolo una grande questione: o si sta di qua, o si sta di là. Per gli ebrei equivale all'11 di settembre, uno spartiacque.

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In quel momento prende posto il ministro Matteo Salvini avvicinato subito da alcuni per un selfie. Nonostante i convenevoli l'atmosfera resta cupa e pesante. Una ragazza con indosso la maglia della bandiera israeliana fa accomodare chi entra in ritardo. L'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, si dirige sul palco e lascia la parola a Noemi di Segni che previo ringraziamento al governo «per le dichiarazioni a sostegno sin dal primo momento» mette il dito nella piaga. Si rammarica di una indifferenza di fondo. «Mi riferisco a quegli italiani convinti che Israele abbia il diritto a difendersi dopo quello che ha subito ma non sono mai scesi in piazza. Eppure mai come adesso si dovrebbe scegliere da che parte stare». La presidente della Comunità ebraica romana avverte il peso dell'antisemitismo, malapianta in crescita ovunque, anche a Roma. Il fatto è che la guerra contro Hamas ha scompaginato le carte. «Mettere tutti sullo stesso livello non è possibile, amare tutti e soffrire per tutti, certamente è un bel sentimento ma non porta pace e sicurezza, porta illusione.

Se si ha rispetto degli ostaggi, del popolo israeliano e di quello palestinese, si deve decidere».  Di Segni si accalora, fa notare la cecità di chi non vuole capire che Hamas è un ostacolo per la pace, poi sottolinea la sordità di tanti soggetti internazionali e altre organizzazioni umanitarie che evitano di fare un distinguo netto tra terroristi di Hamas e cittadini palestinesi, evitando ci capire che l'intervento militare a Gaza serve a smantellare la colonna terroristica. «Questa guerra finirà ma purtroppo, anche a causa di questa ambiguità, rimarrà ovunque l'antisemitismo in aumento».

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L'ambasciatore israeliano sottolinea come Hamas stia effettivamente usando  i civili palestinesi per coprirsi: «si nascondono negli ospedali, nelle scuole, usano le ambulanze per spostarsi». Un aspetto che però viene ignorato dalle organizzazioni internazionali. «Nelle Risoluzioni il nome di Hamas non viene mai menzionato nel testo. E se l'Onu non riconosce che Hamas è responsabile, allora quella Risoluzione è immorale». Per l'ambasciatore vi è poi un altro fattore da considerare, che è in moto la più grande macchina di propaganda mai vista, manipolatoria, capace di alterare i fatti sul terreno.

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Naturalmente il ministro Salvini mette in chiaro che non si tratta di una guerra contro l'Islam, semmai è un conflitto per sradicare un gruppo terroristico «e arrivare alla soluzione dei due popoli e due stati. La soluzione è quella ma non ci si arriva cantando peace and love». Strappa anche applausi in sala quando dice che bisogna andare a fondo sulle fonti di finanziamento di una piccola minoranza islamica. Il secondo applauso riguarda Teheran e il ruolo che ha. «L'Iran deve essere isolato dalla comunità internazionale poiché nega il diritto all'esistenza di Israele». 

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La crescita esponenziale dell'antisemitismo viene confermata dal prefetto Giuseppe Pacoraro: «Noi stiamo esortando i docenti universitari a non restare in disparte o in silenzio, ma usare la propria influenza per combattere il fenomeno. Il 7 ottobre mi aspettavo anche un minuto di silenzio da parte delle federazioni sportive. C'è  una indifferenza di fondo che mi ricorda quella del famigerato binario 21 della stazione di Milano». Il riferimento è alla Shoah e ai treni che partivano per raggiungere i campi di sterminio.

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Infine l'intervento di Lisa Billig, rappresentante per l'Italia e il Vaticano dell'American Jewish Committee, che ricorda gli ostaggi israeliani. «Hanno dai nove mesi ai 90 anni, sono stati sequestrati. Un crimine contro l'umanità. Spero che i familiari di queste 240 persone nelle mani dei terroristi dal 7 ottobre scorso possano essere ricevuti da Papa Francesco». Anche Billig conferma la confusione che generalmente viene fatta sui social, nei media, a livello istituzionale tra palestinesi e Hamas. «Hamas sogna di fare una società islamica, con una legge coranica, non vuole che vi siano due stati e due popoli, vuole cancellare Israele. Anche i cristiani li ritiene degli infedeli. Chi oggi dice Palestina libera, deve capire che sarà tale solo se sarà senza Hamas». 

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