Via libera dell'Unesco alla nuova caserma della Guardia Svizzera a patto che in ogni fase del complesso progetto di riqualificazione sia garantita la supervisione archeologica: «alla demolizione alle fondazioni e alla ricostruzione, per gestire eventuali ritrovamenti casuali ed evitare la distruzione di strati». L'Unesco in un rapporto sottolinea inoltre che l'approccio architettonico debba essere fatto «con l'uso di materiali tradizionali per armonizzarsi con l'ambiente, in modo da riflettere l'attuale progettazione di questi nuovi edifici».
Il rifacimento degli ambienti della caserma – ormai divenuta obsoleta e non più in grado di rispondere alle esigenze di un piccolo esercito di 135 persone – dovrà essere sostenibile e antisismica.
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Per questo l’organizzazione delle Nazioni Unite ha affidato l’analisi del progetto a rappresentanti dell’International Council on Monuments and Sites (Icomos) e dell’International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (Iccrom). La missione degli esperti si è svolta nel giugno scorso e ha pubblicato il rapporto sul sito evidenziando, tra l'altro, la fatiscenza degli attuali edifici della caserma, caratterizzati da notevoli dislivelli, collegamenti impraticabili e locali angusti privi di servizi igienici individuali.
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Il progetto prevede la demolizione integrale dei due corpi di fabbrica risalenti ai pontificati di Leone XII (1823-1829) e Pio XI (1922-1939) costruiti grazie all’abbattimento di edifici preesistenti. Il Vaticano inizialmente aveva espresso perplessità per il costo complessivo di una opera così complessa ma un comitato elvetico nel 2016 si è costituito per raccogliere fondi dai benefattori raggiungendo una quota di 51 milioni di euro (48 milioni di franchi svizzeri).