In Vaticano si discute se abolire il celibato dei preti, il caso del parroco di Avellino che lascia per amore fa riflettere

In Vaticano si discute se abolire il celibato dei preti, il caso del parroco di Avellino che lascia per amore fa riflettere
di Franca Giansoldati
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Martedì 30 Gennaio 2024, 20:39

Il caso di don Antonio, un parroco di Avellino che lascia la tonaca per amore, è solo l'ultimo di una lunga serie. La punta dell'iceberg. Il fenomeno dell'abbandono in tanti paesi del mondo hanno indotto da tempo il Vaticano a riflettere se non sia ora di togliere il divieto del celibato sacerdotale. Il nodo è spinosissimo e si trascina da tempo. Anche durante l'ultimo Sinodo sulla sinodalità è stato al centro di un aspro dibattito tra conservatori e progressisti. A voler abolire la regola secolare si sono pronunciati a vario titolo diversi esponenti di peso del Vaticano, facendo leva sul fatto che si tratta di una tradizione e non un dogma di fede. L'ultimo in ordine temporale che è intervenuto è stato l'arcivescovo Charles Scicluna, il quale rifletteva proprio sull'alto numero di preti in gamba che in questi decenni hanno gettato la tonaca alle ortiche per mettere su famiglia. «Se dipendesse da me, rivedrei il requisito del celibato. L'esperienza mi ha dimostrato che è qualcosa a cui dobbiamo pensare seriamente. Hanno preferito scegliere il matrimonio» ha detto al giornale maltese Times of Malta, spiegando, tra l'altro, che anche nella Chiesa cattolica i preti sposati già sono ammessi in taluni riti – per esempio quello greco-latino - al pari della tradizione ortodossa e bizantina. 

Nel frattempo il fronte di coloro al di là del Tevere sono sempre più convinti che sia arrivato il tempo di cambiare musica - anche per bilanciare un poco il calo delle vocazioni -  si è rafforzato e sembra puntare a dare battaglia quest'autunno, durante la seconda puntata del Sinodo sulla Sinodalità.

Per molti riformatori consentire ai preti di metter su famiglia potrebbe arginare il problema del crollo delle vocazioni che, in previsione, rischia di mettere in seria crisi l'organizzazione ecclesiale in tanti paesi ormai toccati da una secolarizzazione galoppante. 

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RATZINGER


 Il dibattito sotterraneo resta feroce ed è aperto da tempo: ha avuto il suo culmine nel 2017, quando c'è stato il Sinodo sull'Amazzonia e dove avrebbe dovuto essere inserita una via preferenziale per consentire in quella vastissima regione l'introduzione dei cosiddetti viri probabi – uomini anche sposati di provata fede e virtù – ai quali affidare la celebrazione della messa in zone dove non si vedono missionari per mesi. Il progetto era stato avanzato soprattutto dai vescovi brasiliani e da quelli tedeschi ma poi è stato messo da parte perchè ritenuto prematuro e anche perchè, proprio in quel periodo, fu diffusa una riflessione teologica pesante come un macigno dall'allora Papa Emerito Ratzinger. Dal suo ritiro nel Monastero Mater Ecclesiae si pronunciò in modo contrario, come del resto una ampia fetta di cardinali di stampo tradizionale.

DISCIPLINA 


Papa Francesco poco tempo fa ha affermato che forse è giunto il tempo di ripescare la questione dei viri probati per sopperire alle necessità in cui ci sono gravi carenze di sacerdoti.Anche l'anno scorso Bergoglio ha parlato di nuovo della regola del celibato sottolineando che «non è eterna, come l'ordinazione sacerdotale», ma una «disciplina» che potrebbe essere rivista.

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Anche le Chiese protestanti e anglicane – oltre a quelle ortodosse - consentono i preti sposati. Tuttavia in questi anni si è avvertito anche lì uno spostamento contrario: diversi preti sposati anglicani si sono convertiti al cattolicesimo in Gran Bretagna dopo che è stata introdotta l'ordinazione per le donne alla quale erano fortemente contrari. Nel frattempo è persino nato un movimento – il Movement for Married Clergy (MmaC) -  che ha chiesto una commissione nazionale inglese per discutere come poter affrontare la carenza di sacerdoti, includendo l'abolizione della regola del celibato. Per ora il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster ha risposto picche, ma potrebbe essere solo una mossa tattica in vista del prossimo sinodo autunnale.

FERNANDEZ

A spingere tantissimo in questa direzione è l'episcopato tedesco, testa di ponte per rompere i coriacei divieti romani: agisce in base alle richieste arrivate dalla base in questi anni di preparazione al sinodo vaticano. L'arrivo al Dicastero della Fede del cardinale Victor Fernandez sta però alimentato tante speranze. Il teologo argentino è annoverato tra le fila dei super progressisti, e ha già firmato importanti provvedimenti come la benedizione delle coppie gay, le novità sulla cremazione, l'ammissione al battesimo per i transessuali. Ultimamente ha fatto discutere un libro teologico sulla mistica che ha per oggetto la sessualità umana. In un capitolo affronta nel dettaglio l'orgasmo maschile e quello femminile ponendoli in diretto rapporto con il divino. Un volume scritto quando aveva soli trent'anni, tirato fuori in questi giorni dall'opposizione per criticare proprio la sua visione bizzarra del magistero. Fernandez ha dovuto prendere le distanze affermando che oggi non lo riscriverebbe di certo ed è per questo che lo ha derubricato dalla sua vasta bibliografia. Intanto la guerra sotterranea tra riformatori e conservatori va avanti senza esclusione di colpi. La Chiesa di Francesco non è mai stata tanto divisa come oggi. 


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