Corso Cavour 99/La stupidità
politica conquista l’Albo d’oro

Alessandro Campi
di Alessandro Campi
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Domenica 18 Giugno 2017, 18:03
PERUGIA - Quando la stupidità politica si somma alla malafede, alla furbizia da venditori di semi di zucca andati a male, alla gelosia accademica, alle tempeste ormonali, al risentimento sociale e all’isteria caratteriale, ecco, allora siamo a Perugia, dalle parti del suo Consiglio comunale. Dove può accadere che il totale di tutti questi fattori produca la figuraccia di una bocciatura (doppia) come quella toccata ai professori Giovanni Natalini (esimio chirurgo) e Alberto Grohmann (noto storico dell’economia).

Entrambi sono finiti involontariamente e immeritatamente in un autentico tritacarne politico-amministrativo. I loro nomi sarebbero dovuti entrare nell’Albo d’oro dei cittadini onorevoli e meritevoli, da iscrivere come tali negli annali perugini in occasione delle festività per il XX giugno. Ma il fuoco convergente di alcuni consiglieri del centrodestra e del centrosinistra ha fatto sì che un riconoscimento largamente dovuto si trasformasse in un agguato ai danni dei due malcapitati e, indirettamente, in un colpo basso al Primo cittadino. Che avuto sentore di certi malesseri e di talune manovre in corso si era speso personalmente per evitare l’esito infausto che si è infine determinato. Non se ne abbia a male il professor Natalini, ma come tutti sanno il casus belli è stato rappresentato dal nome di Grohmann. Accusato, con toni e parole che qualcuno ha trovato al limite del volgare, di essere nientemeno che un critico (per ragioni storico-culturali) della kermesse rievocativa che va sotto il nome di “Perugia 1416”.

Manifestazione nei confronti della quale ebbe in effetti ad utilizzare, già quando se ne discuteva il progetto, parole sarcastiche e di scarso apprezzamento, ritenendola un po’ troppo posticcia e artefatta. Oltre a giudicare strano che una città festeggi e ricordi come un personaggio encomiabile chi l’ha invasa e occupata. Senonché l’iscrizione all’Albo d’oro dovrebbe sancire i successi professionale di un’intera vita. E il lustro che dall’attività svolta – in questo caso nel campo degli studi storici e dell’insegnamento – ne sia venuto alla città. Ed essendo Grohmann lo storico forse massimo di Perugia degli ultimi decenni, nonché un accademico apprezzato a livello internazionale, il riconoscimento dell’amministrazione poteva essere concesso anche a prescindere dalle sue remore su una manifestazione che a molti piace (giustamente) ma che a molti non piace (altrettanto giustamente). Ma allora che facciamo con questi ultimi: li mettiamo al bando, togliamo loro il diritto di parola, li riteniamo dei nemici del popolo? Si è detto e scritto che alcuni consiglieri di centrodestra abbiamo votato contro Grohmann (e dunque contro il prof. Natalini) per ragioni in senso lato politico-ideologiche, essendo egli notoriamente un uomo di sinistra o, come qualcuno lo ha etichettato, un mezzo comunista. Ma il fatto che al voto contrario si siano uniti quelli dell’altra sponda (almeno due) dimostra che la spiegazione in chiave politica, essendo l’idiozia e la pusillanimità equamente distribuite nella società, non regge del tutto. Personalmente fornisco un’altra spiegazione, più legata a quei sentimenti primitivi ma potentissimi che sono l’invidia e il rancore. Mettiamola così. Alberto Grohmann è – al netto della sua proverbiale erudizione e del suo valore scientifico – l’uomo più elegante di Perugia. Chi lo abbia visto incedere lungo le strade della città almeno una volta sa di cosa parlo. E’ un’eleganza – nel portamento, nell’abbigliamento, nel modo stesso di parlare – che nel suo caso viene da lontano: dalla Napoli borghese, colta, anglofila e naturalmente dandy nella quale è nato prima di trasferirsi giovanissimo a Perugia. Un modo d’essere e di presentarsi al prossimo che ne fa un personaggio davvero unico, di quelli che in provincia o li ami visceralmente o altrettanto visceralmente li avversi.

Grohmann sfoggia capi eccentrici che messi addosso ad altri li scambieresti per dei circensi, aristocraticamente si tiene lontano dalle beghe locali e dalle camarille, parla come un libro stampato grazie alle sue letture infinite e a una memoria di ferro, si concede il lusso di dire quello che gli pare e di esprimersi con quell’insinuante malizia che in bocca ad altri diventa pettegolezzo da comari (la maldicenza è un’arte, specie se praticata in provincia): bene, uno così o lo proteggi come un panda, facendone un vanto collettivo, o l’impallini come un piccione. A Perugia, viva la lungimiranza e l’intelligenza, si è scelta la seconda strada. Contro Grohmann si è infatti mobilitato il partito trasversale degli sfigati, dei portatori sani di forfora, dei rosiconi da sottoscala, degli insoddisfatti a vita, dei “vorrei ma non posso”, del risentimento come ragione di vita, della idiozia manifesta scambiata per scaltrezza, di quelli che se possono fare un dispetto perché non farlo, ecc. Una minoranza, per fortuna, ma che può far male. Detto questo, il danno vero non è stato fatto a Grohmann o a Natalini, che certo sopravvivranno alla loro bocciatura e che comunque già godono di grande stima e riconoscenza da parte di moltissimi cittadini. E’ stato fatto alla città e alla sua massima istituzione rappresentativa. Perugia ha tanti cittadini illustri, tali da riempire molti Albi per molti anni. Il problema è la modestia umana e politica di alcuni di coloro che la rappresentano. Per costoro quale albo speciale, perché non se ne perda la memoria, potremmo mai immaginare? 
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