Terni. Lucio Nichinonni, ex assessore della giunta Bandecchi: «Il primo cittadino a caccia di visibilità ma una città non si governa a spot»

Terni. Lucio Nichinonni, ex assessore della giunta Bandecchi: «Il primo cittadino a caccia di visibilità ma una città non si governa a spot»
di Sergio Capotosti
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 08:34

Lucio Nichinonni, l'ex assessore al personale del Comune di Terni, che sei mesi fa aveva dato il via alla grande fuga da Alternativa popolare con le dimissioni lampo dalla giunta, oggi osserva da vicino la crisi politica aperta dal sindaco Stefano Bandecchi.
 

Le sue dimissioni oggi possono essere considerate come il primo passo di questa crisi?
«Io mi sono dimesso per disaccordi professionali. Trovavo scellerata la scelta di concentrare tutte le assunzioni in programma solo sugli agenti di polizia locale per dare a Terni l'immagine di città sicura, quando molte altre Direzioni avevano bisogno di personale».
 

Ma con Bandecchi non si discute, pare di capire?
«Lo scontro è stato direttamente con lui, per le pochissime volte che ci siamo visti a Palazzo Spada. Al massimo trascorreva 5 o 6 ore a settimana e il più delle volte per fare pubbliche relazioni».
 

E nient'altro?
«Sì. Cercare sempre la visibilità per la ribalta nazionale. La cassa di risonanza sempre e comunque. E allo stesso modo il vice sindaco Riccardo Corridore invece di fare da cerniera era già in campagna elettorale per le regionali».
 

La rottura però si consumò anche sul bilancio, non è così?
«A parole dicono sempre di aiutare i poveri, ma in realtà hanno fatto tagli drastici al sociale per utilizzare le risorse destinate agli ultimi per la cura della città, come verde e strade».
 

Il decoro però va garantito, non trova?
«Sono il primo a dirlo, ma la strategia era quella della visibilità. Dell'apparire per il consenso da capitalizzare in vista degli imminente impegni elettorali. Una strategia che non condividevo perché una città non la cambi in pochi mesi perché hai necessità di fare propaganda, ma con un piano di lungo periodo».
 

Secondo lei è il partito che è mancato in questi sette mesi, come ha fatto notare Corridore?
«Il vicesindaco è ora che si prenda anche qualche responsabilità e non solo meriti. Il congresso di Ap è passato da un successo a un flop, sempre a detta loro però».
 

Ma perché le dimissioni?
«Ap segue la logica dei movimenti politici che animano la psicologia delle folle. Ogni tanto hanno bisogno di un evento per ritrovare la quadra».
 

Evento che in questo caso paralizza Terni con le dimissioni
«Quando gli elettori lo capiranno si creerà un vero spartiacque. Per ora vedo solo tanto fumo negli occhi come le fioriere sui pali».
 

Lei ha chiuso con la politica?
«No. L'unico rammarico che ho è che potevo dare tanto per la mia città».
 

Ma è entrato in Forza Italia?
«Collaboro con Forza Italia ma non sono iscritto. Nulla toglie che un domani potrei farlo però»
 

Cosa salva dell'esperienza di Ap?
«Alcune amicizie, ma non dico i nomi altrimenti è peggio per loro».

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