Probabilmente tardiva, mirata ad un preciso obiettivo dopo una retrocessione sanguinosa e meritata. Ma sarebbe sbagliato sottovalutare la battaglia che Massimiliano Santopadre, contestato dalla tifoseria e dalla piazza e probabilmente a un punto di non ritorno nella sua gestione societaria, ha intrapreso per la riammissione del Perugia alla B, possibile solo in caso di mancata iscrizione di due club al prossimo torneo.
Nel suo attacco alla Reggina, Santopadre fa riferimento al fatto che le attuali norme e controlli della Figc creano disparità di trattamento e violano la regolarità della competizione sportiva. Altro non fa che uniformarsi a quanto vanno ripetendo da tempo i vertici dello Sport. «Si devono evitare forme di utilizzo deviato del codice della crisi d’impresa, tramite una norma che chiarisce appieno quali sono i confini del favor legislativo rispetto all’esigenza del mondo del calcio che è quello della salvaguardia dei valori della competizione sportiva, quindi non consentire a società in pieno stato di insolvenza di alterarla», spiegava il presidente Figc Gabriele Gravina al consiglio federale di aprile. E gli faceva eco il Mmnistro dello Sport Andrea Abodi: «Che qualcosa vada rivisto è evidente. Sarà opportuno effettuare una riforma o un’evoluzione del modello della giustizia». Concetti che calzano a pennello per i casi Sampdoria, Reggina e Pordenone. I blucerchiati potrebbero iscriversi alla prossima B con qualcosa come 200 milioni di debiti, minando la regolarità del torneo.