«Ce l'hanno ucciso
per una scazzottata»

Il murales a Ponte San Giovanni dedicato a Polizzi
di Egle Priolo
2 Minuti di Lettura
Martedì 15 Ottobre 2013, 21:58 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 15:57
PERUGIA - Tra dieci giorni saranno sette mesi che la famiglia Polizzi vive senza Alessandro. Alex il guerriero, ucciso a 24 anni da un killer incappucciato che ha sfondato la porta dell’appartamento dove dormiva e reso senza fondo il dolore dei suoi.

Sette mesi eppure il suo ricordo non sfuma. Non sfuma a Ponte San Giovanni che gli dedica un murales e non diminuisce tra gli amici che ancora usano la sua bacheca Facebook per ricordarlo. «La tua fiamma non si spegne mai», scrive Marco. «È ovvio non ti arriverà mai questo messaggio, alle favole abbiamo smesso di credere da tempo, però sentivo il bisogno di scriverlo e di dirtelo», ribadisce Mikele. «Fratello poco fa parlavo con mia mamma e le ho fatto vedere le tue foto - scrive Fabry - e mi dice: eppure una cosa che adoravo di Ale era quando veniva a casa senza suonare il campanello... Ma scavalcava dal balcone e io sentivo le infradito e sapevo che era lui». «Un campione che non smetterà di vivere dentro i nostri cuori. Ti voglio bene. E se avevo lasciato i guantoni, da lunedì li riprendo... e ti faccio scappare un sorriso da lassù. Non sfottermi se sono un po’ arrugginito». Un amico, un compagno di vita e di ring, che ha lottato fino all’ultimo per difendere la sua Julia dal piano di morte che per il pm Antonella Duchini è stato organizzato da Riccardo e Valerio Menenti, padre e figlio in carcere dal 10 aprile scorso. Duchini ribadisce le accuse nelle due paginette in cui avvisa della conclusione delle indagini affidate alla squadra mobile diretta da Marco Chiacchiera. Ricostruisce quei pochi minuti di terrore della notte del 26 marzo, la Beretta portata illegalmente fuori casa e con lo scopo di uccidere, il ruolo di Riccardo, accusato di essere l’esecutore materiale, ma anche quello di Valerio, accusato del concorso nell’omicidio di Alex oltre al tentato omicidio di Julia Tosti, a cui si aggiungono le violenze, le botte, gli insulti e i danni all’auto.

«Come è possibile tutto questo? Come è possibile aver organizzato un omicidio per una scazzottata?», si chiedono ancora oggi i familiari di Alessandro, assistiti dagli avvocati Giovanni Rondini e Nadia Trappolini. «La famiglia Polizzi - spiega Trappolini - aspetta il processo per capire. Aspetta che i Menenti parlino per comprendere. Anche se niente restituirà Alessandro. La notizia della chiusura delle indagini ha reso meno pesante il loro dramma, sono sollevati perché sanno che la procura e la squadra mobile hanno fatto un lavoro veloce ma soprattutto preciso. Ma restano degli interrogativi che solo i due accusati possono sciogliere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA