Il trionfo del “Panpepato”
E’ tra le eccellenze europee

Il trionfo del “Panpepato” E’ tra le eccellenze europee
di Paolo Grassi
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Sabato 24 Ottobre 2020, 08:05

Il pampepato ternano? Oppure il panpepato ternano? Cosa importa? Sia in una denominazione che nell’altra, il dolce tipico del Natale concaiolo ha ora il marchio Igp della comunità europea, dopo tre anni esatti di iter. Il prodotto ternano ora, ha il riconoscimento per il quale tanti soggetti hanno lavorato in sinergia, arrivando anche a individuare una ricetta unica. 
Un lavoro partito quando nello studio notarile Clericò (che si offrì gratuitamente) fu costituito il gruppo promotore, composto inizialmente da 21 soggetti tra pasticcerie, panificatori e produttori di materie prime, arrivato poi a crescere e ad arrivare fino a una quarantina di aziende. A coordinare, la Camera di Commercio, insieme a Confartigianato, Coldiretti e Parco tecnologico 3A. Il nuovo gruppo, presieduto da Ivana Fernetti, ha lavorato non solo per arrivare alla ricetta unica, ma anche per arrivare alla delineazione del territorio di diffusione, alla dimostrazione che la ricetta esiste da più di 25 anni e alla redazione del disciplinare. Finalmente, la risposta attesa è arrivata. Da ieri, la ricetta Igp è inserita nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, proprio con la doppia denominazione di panpepato e di pampepato. Esultano le componenti ternane impegnate nel progetto. 
«E’ il primo dolce in Umbria – commenta soddisfatta la presidente del comitato promotore, Ivana Fernetti - che ha ottenuto questo marchio. Ci sono altri prodotti della regione, ma dolci veri e propri non ce ne stavano. Siamo pariti ben coordinati e siamo riusciti a metterci d’accordo su ciò che diceva il disciplinare, trovando ingredienti obbligatori, più altri che variano da zona a zona e sono facoltativi. Per esempio, se ci sono zone in cui non si usa il mosto cotto, non hanno l’obbligo di usarlo. Lo stesso è per i pinoli, che molti ultimamente non usavano per il loro costo elevato. Noi speriamo che per Natale si riesca a produrre un pampepato conforme a questa ricetta, sperando che ci sia il tempo per farci avere tutte le autorizzazioni, visto che dovrebbe servire un mese o un mese e mezzo. Ci potremmo provare come buon auspicio, visto il duro periodo che viviamo per il covid. Soprattutto per noi artigiani, che oggi siamo in difficoltà. Se ci riusciamo, bene. Se no, l’anno prossimo, una volta usciti da questa emergenza, potremo festeggiare. Tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per amore verso il nostro territorio e la nostra storia». Tutto questa sinergia tra tante aziende ha dimostrato che quando Terni si unisce, i risultati li raggiunge. 
«Con educazione e obiettivi comuni, si ottiene ogni risultato. Si sono riuniti allo stesso tavolo pasticceri e panificatori, due categorie che avevano avuto attriti tra loro. C’è stato anche un cambio di generazione, tra chi gestisce le aziende. I nuovi giovani hanno una veduta più ampia e aperta. Un ringraziamento va anche alle istituzioni, ai comuni e a chiunque ci ha aiutato». Tante le reazioni. A partire dall Camera di commercio, con la soddisfazione di Giuliana Piandoro, segretario generale, la quale ringrazia tutti i soggetti che hanno lavorato alla cosa: «Un risultato importante – dice - non solo per i produttori del gruppo proponente, ma per tutto il territorio. 
Quando ci muoviamo tutti uniti verso un obiettivo, anche le mete più ambiziose si possono raggiungere, a beneficio di tutti».

Da Confartigianato, le dichiarazioni del presidente Mauro Franceschini: «Viene premiato lo sforzo di tanti soggetti e si apre una nuova fase in cui sarà indispensabile un rinnovato impegno congiunto di produttori e enti pubblici e associativi. Il pampepato diventa possibile catalizzatore di azioni di turismo gastronomico e promozione territoriale». Aggiunge Paolo Lanzi, da Coldiretti: «Questo riconoscimento tutela e valorizza un prodotto di qualità fortemente legato al territorio. E’ anche un giusto premio all’impegno di quanti hanno sostenuto un’iniziativa capace di potenziare il tessuto economico e produttivo locale».

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