Massimo Forzani, tra scultura, pittura, jazz e nostalgia della Terni che amava l'arte

Massimo Forzani, tra scultura, pittura, jazz e nostalgia della Terni che amava l'arte
di Giuliana Scorsoni
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Giovedì 2 Novembre 2023, 19:24 - Ultimo aggiornamento: 19:25

“Il sonno della ragione genera mostri”, nota frase di Fancisco Goya, viene ribadita a più riprese durante l'intervista dal nostro Fomas, storpiato dai “simpaticoni” amici di Piazza Dalmazia in Fumas, al secolo Massimo Forzani. “Perché ci sono mostri in giro? Perché c'é molto pressappochismo – esordisce, con quel tono di voce tagliente, che usa quando sta per montargli la mosca al naso – gente che vuol fare il cantante e non è mai andato ad un concerto, che vuole essere uno scrittore e non ha mai letto un libro, oppure vuole essere chiamato pittore e non ha mai visto una mostra! Un esercito di sedicenti qualcosa”. Pittore, scultore, gallerista...stop! Rewind. “Precisiamo subito un concetto, non le esca la parola artista!”, puntualizza il Forzani, mentre lo troviamo con le mani in pasta a creare uno di quegli oggetti che lui ama definire: “Inutili”. Perché inutili? Ti guarda, con le mani incrociate sul petto, fa una smorfia e capisci che è meglio andare oltre. L'idea è nata per caso. Stava sperimentando un tipo di quadro, con forme che si proiettassero all'esterno, quindi si era messo a creare dei modelli, da montare poi sulla tela, ma gli devono essere piaciuti talmente tanto che, nel suo studio, se ne vedono tanti, di colori e forme diversi (anche ciondoli da sfoggiare al collo per esaltare una camicia, o un vestito), ma attaccati ad un quadro, neanche l'ombra. Li avrà distrutti? E si, perché il nostro creativo, è capace di disfarsi di opere che a a lui non piacciono. “Sono anni che sto facendo la caccia ad un mio quadro appeso a casa di mia sorella, per eliminarlo, ma lei non me lo restituisce! E' di una bruttezza...”.

 

La scultura è una passione recente, ma forse è stato il richiamo di un archetipo dell'infanzia, quando plasmava forme astratte con il das, la carta, il pongo nel laboratorio di suo padre, il grande Piero Forzani. “Sono cresciuto in una casa dove i quadri erano presenti dal pavimento, al soffitto; dove, a cena, mi perdevo dietro alle discussioni di mio padre con gente come Mercuri, Fioroni, Cagnoni, Ciaurro, Mirimao, Spaziani, Sanzi, Allegretti, Lupi, Cacace, Miniucchi, Fatati e tanti altri.

Era una Terni viva artisticamente, con gallerie d'arte e mostre che si susseguivano freneticamente. E ora? Boh”.

Dal suo passato viene fuori anche un'altra passione: quella per i motori. “Mi è sempre piaciuto montare e smontare carburatori e sporcarmi le mani con cilindri e pistoni. Per un breve periodo ho anche corso nella categoria 125 e 350”. Che ricordo le è rimasto? “Quello di tanti “scrocchi” per terra, spalle lussate e una gara sotto la pioggia in cui, dopo ogni curva, pensavo che era un miracolo fossi ancora in sella. Una adrenalina da paura!”. Dipinge ascoltando free jazz e prova una profonda invidia per i musicisti.

E' fortemente convinto che tra la musica e la pittura ci sia un legame particolare: “Basti pensare che Ornette Coleman, uno dei più grandi rappresentanti del free jazz, ha voluto sulla copertina di un suo album un quadro di Pollock”, chiosa allargando le braccia e sospirando rumorosamente. Poco incline alle cene amarcord. Gli fanno malinconia e si annoia a risentire per la ventesima volta quel racconto: “Ti ricordi...?”. Poi, infila gaffes una dietro l'altra, come quando chiese ad una amica dei vecchi tempi, dove fosse il marito...si erano separati e, neanche tanto amichevolmente. Giuliano Morandi e Florio Giontella rimangono, però, gli amici di sempre, si capiscono al volo, anche se conducono vite separate. In ogni casa dei suoi amici c'è un suo quadro. Un matrimonio, un battesimo, una laurea, lui arriva con l'ultima creazione. Un astratto pieno di colore, o toni scuri, a seconda dell'umore. “Non mi chieda cosa voglio dire, non voglio dire niente. L'astratto porta in un mondo tuo, ogni volta diverso. Cerco di decodificare le emozioni, l'istinto del momento”. Massimo Forzani è meno burbero di quello che sembra. Cambia registro quando parla della sua compagna Laura, a cui deve le scorribande per i musei e quando chiede, sempre, come sta Cri, un'amica di quella Piazza Dalmazia, a cui la vita non ha fatto sconti.

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