Faide per la cocaina e rapine, gli indagati al telefono: «Diventiamo serial killer».

Faide per la cocaina e rapine, gli indagati al telefono: «Diventiamo serial killer».
di Michele Milletti
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Domenica 8 Ottobre 2023, 07:00

«Tu non hai idea...per me è stato un trauma...l’accoltellamento...la rapina a Sant’Enea...e la rapina a l’albanotto...fra un po’ non lo so che succedeva...non lo so, diventavamo dei serial killer». Parole concitate al telefono. Intercettate dalla squadra mobile e che mettono in fila una parte dei reati di cui si sarebbero resi protagonisti in pochi mesi. Da marzo a venerdì mattina, per l’esattezza, quando i poliziotti hanno eseguito nove ordinanze di custodia cautelare (sei in carcere, tre agli arresti domiciliari) nei confronti di altrettante persone finite nell’inchiesta anti droga condotta dagli investigatori diretti da Gianluca Boiano e iniziata lo scorso 24 marzo. Quando, al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, arriva un 42enne in codice rosso per le «numerose» coltellate subite al torace e al collo.
Da quel momento, i poliziotti attraverso appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali risalgono passo passo a un gruppo che spaccia cocaina tra Perugia e l’Altotevere ma in grado anche di dar vita (secondo quanto rilevato dalle indagini) a rapine nei confronti di bar, tabaccherie e altri esercizi commerciali (almeno otto, utilizzando anche una pistola scacciacani con i poliziotti che hanno ritrovato durante le perquisizioni di venerdì mattina 880 cartucce detenute illegalmente) ma anche nei confronti di altri spacciatori, per poi rivenderlo, e degli stessi clienti cui smerciavano quasi quotidiane dosi di cocaina. 

E proprio da una di queste rapine nasce l’accoltellamento che darà poi il via all’indagine. Vittima uno spacciatore albanese, e qualche giorno dopo arriverà la vendetta e il tentato omicidio di cui è accusato uno dei nove (anche lui albanese) finito in carcere. Tra le pagine dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, Natalia Giubilei, su richiesta della Procura diretta da Raffaele Cantone, emerge la preoccupazione di alcuni degli indagati di essere andati a pestare i piedi a qualche personaggio legato a un gruppo considerato dagli investigatori un potente clan albanese dello spaccio a Perugia e provincia. «Te dicono di andare a fare la rapina all’albanese che poi sa dove stiamo, arriva qua e ti abboffa di coltellate e io ti devo portare all’ospedale che dopo me riconoscono con le telecamere?» si legge in una delle tante conversazioni intercettate.
GLI INTERROGATORI 
Le intercettazioni, scrive il gip Giubilei, «hanno più volte registrato in diretta la commissione del reato, la concitazione degli indagati nella fuga, e i commenti immediatamente dopo l’azione criminosa, commenti nei quali, dalla voce degli stessi, è stato possibile ricostruire il ruolo avuto da ciascuno e la dinamica dell’evento». Da questo e dalle accuse a vario titolo di rapina aggravata, estorsione, spaccio di stupefacenti e tentato omicidio avranno modo, probabilmente già da domani, di difendersi gli indagati, assistiti dai loro legali negli interrogatori di garanzia, per fornire la propria versione dei fatti.
Di certo per il giudice «vi è il concreto pericolo di reiterazione del reato».

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