Coronavirus, le Regioni: subito il piano Tesei per i negozi. Il Governo rinvia

Coronavirus, le Regioni: subito il piano Tesei per i negozi. Il Governo rinvia
di Federico Fabrizi
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Venerdì 8 Maggio 2020, 08:38
PERUGIA - Le Regioni chiedono al Governo di attuare il piano Tesei, il ministro Boccia prima dice «no» e poi prende due giorni per discutere con Conte.
La partita di ieri si è giocata in due tempi. Nel primo la Conferenza delle Regioni ha messo in fila due proposte chiare da portare di fronte all’Esecutivo: via libera del commercio al dettaglio da lunedì 11 maggio e per la settimana successiva la libertà concessa ai governatori di decidere in proprio il calendario di ripartenza delle attività economiche ancora ferme. La soluzione ricalca le proposte uscite da Palazzo Donini nei giorni scorsi ed elaborate con il comitato scientifico regionale guidato dal rettore dell’Università di Perugia Maurizio Oliviero. L’Umbria, infatti, aveva già chiesto a Palazzo Chigi di poter riaprire la ristorazione da lunedì 18 maggio, i centri estetici dal 25 e dal primo giugno il turismo extralberghiero.
Il secondo tempo della partita di ieri ha messo i governatori faccia a faccia con il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e la trattativa è entrata nel merito. «Non si può», è stata la risposta di Boccia. Il Governo, infatti, propone un’analisi dei dati relativi al contagio a partire dalla prossima settimana e poi l’ipotesi di partenze differenziate in relazione alla diffusione del virus. Alla fine ieri sera Boccia ha preso due giorni di tempo per discutere con il Premier Conte la situazione. Abbastanza, comunque, per far spostare anche l’Umbria dalla truppa dei - politically e istitutionally correct - agli arrabbiati. Lo spettro di ordinanze in stile Calabria resta sul tavolo.
LA RABBIA
«Abbiamo chiesto all’unanimità di far riacquistare alle Regioni la potestà sul proprio territorio e di conseguenza di poter stabilire un proprio calendario - rimarca la presidente Tesei - non comprendiamo il diniego alla nostra richiesta. Il Governo si trincera dietro la mancanza di protocolli di sicurezza Inail ancora da perfezionare. Questo può essere comprensibile per altri comparti, ma nel caso del commercio al dettaglio basterebbe adeguarsi alle misure adottate per le attività già aperte, come accade, ad esempio, per l’alimentare e gli articoli per i bambini. I motivi per cui gli altri settori del commercio al dettaglio debbano rimanere chiusi rimangono difficili da comprendere ed è ancor più complesso spiegarlo ai commercianti ormai costretti allo stop da 2 mesi».
«Bene la disponibilità del Governo, ma temiamo il rischio di tenuta sociale», ha fatto eco a Tesei ieri sera il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga.
IL RETROSCENA
Ma serve un passo indietro per comprendere i fatti di ieri. Mercoledì erano andati avanti per tutta la giornata una serie di contatti tra il ministero degli Affari regionali e Palazzo Donini: l’ennesimo capitolo del pressing dal Cuore verde a contatti “quasi zero” sull’Esecutivo. Il ministro ha provato a tenere la posizione di Palazzo Chigi, precisando di essere disposto a farsi carico, lui stesso, di spiegare agli umbri la necessità di attendere ancora. La speranza, però, era di un’apertura da parte del Governo di fronte alla richiesta unanime della Conferenza delle Regioni.
LA DECISIONE
A questo punto la partita tra Regioni e Governo si deciderà ai supplementari, con un confronto interno all’Esecutivo. La giunta regionale umbra continua a chiedere certezze sulle date e un periodo sufficiente di anticipo sui tempi delle decisioni: «Altrimenti le attività non avranno il tempo di organizzarsi».
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