Perugia, i bus non bastano per tutti: ritardi e disagi

Perugia, un autobus in assetto anti Covid-19
di Luca Benedetti
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 13:12
PERUGIA - Le norme anti Covid-19 hanno ingessato gli autobus. E ci sono linee in cui gli autisti, se nessuno scende, sono di fatto costretti a saltare la fermata e non far salire gli utenti i attesa per colpa dei posti contingentati. Non c’è posto per mantenere il distanziamento e le proteste ontano. Con gli stessi autisti che segnalano situazioni al limite. E non bastano i bus di riserva che sono attestati alla stazione di Fontivegge per potre reggere l’imatto del tutto esaurito e dei ritardi che si accumulano. Chi non sale rischia anche di arrivare a destianzione mezz’ora dopo.
Ecco cosa racconta un commerciante che ha l’attività in centro e che tutte le mattine arriva a corso Vannucci da Ferro di Cavallo: «Ti capita di aspettarlo(l’autobus, ndr) ad una fermata a Ferro di Cavallo, l’autista tira via diritto e ti lascia a piedi perché magari tra San Mariano ed Ellera sono saliti una ventina di giovincelli che vanno a sollazzarsi in centro e tu che lavori devi aspettare quello successivo tra 40 minuti. Con il rischio concretissimo di incorrere nella stessa sorte e arrivare al lavoro all’orario che devi uscire. Se la capienza dei bus si è dimezzata, vogliamo mettere due autobus o una corsa bis almeno nelle ore di punta?».
Una foto impietosa dei disagi che vivono, dal lunedì al venerdì’, diversi utenti. Le linee più calde sono almeno quattro. La “G” che parte dal Girasole(San Mariano) e quando arriva a Ferro di Cavallo, dopo essere transitata anche al Quasar, è bella piena. E costringe a saltare il turno all’utente che aspetta con l’abbonamento in mano.
Non va meglio lungo il tragitto della “P” che attraversa i Ponti, transita alla Kennedy e chiude il suo cerchio alla stazione di Fontivegge. Lì dove sono pronti i mezzi di supporto. Il problema è che il supporto non è una staffetta. E se l’autista di una linea lancia la segnalazione, ora che il bus parte da Fontivegge e arriva a una fermata intermedia dove attendono utenti rimasti fuori (perché i grandi bus più di 12 persone non possono portare), l’orologio ha già fatto una bella corsa. «Si perde anche mezz’ora», racconta un altro utente. Con gli autisti che avrebbero segnalato autobus in supporto non una volta ogni tanti, ma anche per diversi giorni consecutivi. Cioè c’è una sofferenza di linea che sarebbe stata segnalata più volte. Risultato? Ancora i ritardi e l’attesa dei bus che partano da Fontivegge con l’autobus di scorta aspettando una chiamata.
Non va meglio con la linea “B” che unisce San Marco a Capanne passando anche per Elce, stazione di Fontivegge, l’ospedale e San Sisto prima di arrivare a destinazione. Senza dimenticare le corse della linea “A” che parte da Pila e arriva fino a Monteluce dopo aver toccato anche Castel del Piano, San Sisto, Madonna Alta e la stazione con una percorso lungo quasi un’ora. Anche qui chi perde il turno arriva con ritardi da tappone dolomitico.
Altre segnalazioni dicono che una volta finito il lockdown non tutti gli utenti si siano comportati in maniera corretta con l’obliterazione dei biglietti fatta a mano dall’utente. Possibile? C’è chi lo ha notato prendendo sempre le stesse corse per andare al lavoro e lo avrebbe segnalato anche agli autisti.
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