L'intervista/ Daniele Francescangeli, segretario Ugl:
"Basta giri di valzer, Thyssen venda subito Ast"

Daniele Francescangeli
di Vanna Ugolini
2 Minuti di Lettura
Sabato 16 Agosto 2014, 13:21 - Ultimo aggiornamento: 13:25
Terni Ast sempre più nella bufera, tra timori del futuro e un presente di tagli. Daniele Francescangeli, segretario Ugl.



Quali mosse dovrebbero essere messe in atto per arrivare il 4 settembre prearati all’incontro tra il ministro guidi e l’ad Lucia Morselli

«Credo che per prima cosa debba essere rispettato il documento dell’11 maggio 2011 firmato da Thyssenkerupp e le organizzazioni sindacali dell’intero gruppo in merio alla vendita futura di Inoxum».



Quali sono i punti fondamentali di quell’accordo a cui si riferisce?

«Intanto il primo punto che dice chiaramente che quali siano le misure previste per lo sviluppo strategico da parte della ThyssenKrupp non porteranno a licenziamenti per giusta causa oggettiva. Questo accordo prevede anche che, nel caso di vendita, le aziende colpite dovranno in futuro poter far parte di strutture di nuovi proprietari. Nel caso di raggruppamenti o fusioni far parte di un partenariato strategico e nel caso di una quotazione in borsa godere di migliori opportunità di sviluppo. Thyssen dunque deve continuare a mantere il sito strategico, facendo investimenti adeguati perchè Ast possa stare sul mercato e non venga danneggiata in caso di vendita. Tutto questo purtroppo non avviene. Dagli ultimi sviluppi abbiamo solo assistito a tagli e decisioni di ridimensionamento del sito senza giusta causa. Contrari anche alle logiche economiche come nel caso della Società delle Fucine e del Tubificio, dove i dipendenti sono stati mandati in ferie forzate nonostante ci fossero deglo ordinativi da ultimare. L’ultimo, il taglio senza sostituzione del responsabile del commerciale al Tubificio. E’ come se la proprietà volesse aumentare l’indebitamento del gruppo, anzichè alleggerirlo.Non solo in caso di trattative di vendita, la ThyssenKrupp, secondo quell’accordo, deve garantire che i potenziali acquirenti rilascino dichiarazioni vincolanti sul futuro dei siti e dei posti di lavoro».



Anche le relazioni sindacali non sono certo rispettate. «Nonostante le promesse iniziali sono sistematicamente disattese».



A questo proposito che fine ha fatto la linea 5 di Torino che sarebbe dovuta arrivare a Terni? «Avevamo garanzie da parte del precedente ad del trasferimento della linea 5 a Terni, con lavori di installazioni già iniziati. Di tutto questo non c’è traccia nel progetto presentato dall’ad Morselli. Un’altra mancanza di rispetto a tutti gli accordi fatti ».



Quindi, secondo lei, quali passi bisogna fare? «Dopo ciò che è accaduto nell'ultima settimana, la multinazionale tedesca decida se tenersi l’Ast o ci venda nella sua interezza evitando di dare così il via all’ennesimo giro di valzer, che i dipendenti e le loro famiglie non meritano. È ora di aprire una nuova fase nelle relazioni industriali nel nostro territorio, che imponga finalmente il Governo ad investire direttamente nel settore che ha dato vita all’industrializzazione della conca ternana e da cui dipende ancora oggi il reddito di migliaia di lavoratori».