Morte Meredith, il pg: «Alibi falso per
Amanda e Raffaele». Sollecito: «Accuse approssimative»

Raffaele Sollecito in aula accanto all'avvocato Giulia Bongiorno
di Italo Carmignani e Egle Priolo
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Domenica 24 Novembre 2013, 23:07 - Ultimo aggiornamento: 26 Novembre, 11:22

FIRENZE Omicidio Meredith, alibi falso e testimone dell'accusa attendibile: in aula il pm smonta la difesa di Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Domani le richieste di condanna contro i due imputati, accusati della morte della studentessa inglese uccisa a Perugia il 2 novembre 2007.

Con sei ore di dura e precisa requisitoria si è chiusa la quarta udienza per il processo bis d'appello per l'omicidio di Meredith Kercher, che si tiene nella Corte d'Assise di Firenze. In aula era presente Raffaele Sollecito, mentre Amanda Knox, come anticipato, non prenderà parte al processo.

Un'udienza lunga e complessa che non ha esaurito l'intervento del procuratore generale Alessandro Crini, che ha parlato dell'alibi, del depistaggio e della calunnia contro Patrick Lumumba: la parte più corposa della sua requisitoria, quella sulle prove genetiche e il dna di Amanda trovato sul coltello considerato l'arma del delitto, è stata posticipata a martedì mattina, quando è prevista anche la definizione delle richieste per gli imputati.

La requisitoria. «La sentenza di annullamento di un proscioglimento ha un carattere particolare e fa apprezzare la tenuta di una sentenza di primo grado, in questo caso di condanna. La sentenza di prosciolgimento è annullata per una congerie complessa e articolata di rilievi, ne ho contati più di una quindicina, senza profili di incertezza. Il processo in una situazione come questa va riconsiderato tutto. La complessità dell'annullamento è un inedito nel momento in cui oggi si deve ridiscutere per l'ennesima volta, ma c'è un pezzo di prova che si è formato davanti a questa Corte: il contraddittorio tra le parti quindi dovrà essere più approfondito, come fosse la prima volta - ha detto il procuratore parlando della perizia dei Ris sul coltello considerato l'arma del delitto -. Non sarà semplicissimo ricostruire tutta la storia, ma si dovrà dare un orientamento al contraddittorio».

L'alibi falso. «La Corte di cassazione ha raso al suolo la sentenza di proscioglimento in secondo grado», ha sottolineato Crini che ha anticipato di voler seguire una logica alternativa rispetto ai giudici della Corte d'assise d'appello di Perugia. "Non fate l'errore compiuto dai giudici di secondo grado", ha detto il procuratore. Che ha parlato anche dell'alibi dei due ex fidanzatini, localizzandoli invece sul luogo del delitto. Il procuratore ha iniziato a smontare tutta la tesi difensiva sull'utilizzo del computer di Raffaele, per lavorare e scaricare film, la notte dell'omicidio. "Il gestore internet ha spiegato come su quel computer, quella notte, si sia scaricato un film e ci sono stati aggiornamenti del sistema operativo. Insomma, nessuna interazione umana". Il tema dell'alibi conduce, secondo Crini, anche alle testimonianze. "Il Curatolo ci consegna i due imputati in piazza Grimana con un orario compatibile con i fatti. E di questo non non si può tenere conto, anzi ve lo consegno più di ogni altro elemento.

Lui essendo sempre presente in quella piazza conosceva tutti: la sua è una testimonianza di particolare precisione. Tossico o non tossico, ha un ricordo preciso dei due imputati. Ricorda che quella notte pioveva e l'elemento atmosferico per uno che vive in mezzo a una piazza è certamente rilevante. E ricorda una discussione, mentre era su una panchina poco distante, una discussione animata e il ripetuto avvicinarsi del Sollecito alla ringhiera che guarda verso la casa del delitto. Indica insomma una scena viva".

Il bottegaio e la candeggina: il teste Quintavalle. Crini cita anche la testimonianza di Quintavalle, il negoziante di corso Garibaldi che poco prima della scoperta del delitto, dice di avere visto verso le otto del mattino Amanda nel suo negozio di generi alimentari per l'acquisto di candeggina. "Va apprezzata la qualità anche di questo teste, perché nonostante il ritardo della testimonianza, il suo racconto è molto preciso e dettagliato. E soprattutto ci consegna una certezza: avere visto la Knox la mattina successiva alla notte del delitto. Una sconosciuta di cui ricorda lo sguardo, gli occhi e la faccia stralunata, il pallore, all'apertura del negozio".

«Accuse approssimative». Durante una pausa, Raffaele Sollecito ha dichiarato che quelle di Crini sono tutte "accuse incerte e approssimative. Dopo anni di incubo mi devo ancora difendere da queste accuse". La requisitoria del sostituto pg Alessandro Crini è stata «un'arrampicata abile ma infruttuosa» specie per la «ricostruzione di un'attendibilità dei testimoni che non esiste». Lo ha detto uno dei difensori di Sollecito, l'avvocato Giulia Bongiorno, commentando la prima parte della requisitoria del pg all'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher. Per l'avvocato Bongiorno «più che una requisitoria, quella del pg è stata un'arringa di difesa di elementi di accusa ormai defunti».

«Il depistaggio reale». Alla ripresa della requisitoria, il procuratore Alessandro Crini punta sull'aspetto dell'analisi genetica delle prove e sui riscontri di polizia scientifica, a partire dalla simulazione del furto, altro fondamento dell'accusa, fino alle prime dichiarazioni e al famoso "memoriale" di amanda del 7 novembre 2007, compresa la calunnia («il depistaggio», dice Crini) contro Patrick Lumumba. "Essere intervenuti sullo stato dei luoghi è quello che io considero il depistaggio reale alle indagini. Attività di tipo camuffatorio risponde a due profili: logistico e di interesse. Se fossi uno sconosciuto non avrei interesse ad alterare la scena del crimine. Invece per alterarla ci vuole il tempo e anche la disponibilità dei luoghi: e allora non si tratta più di impulso ma di un progetto. Progetto di chi, prima di tutto, ha disponibilità, per esempio, delle chiavi di casa". Crini introduce un elemento inedito o comunque poco ricordato: "Perchè nella camera del delitto c'è la lampada da tavolo della camera di Amanda messa per terra: cosa doveva guardare sul pavimento dove si trovava il corpo di Meredith? E poi, la pestata, l'impronta del piede maschile macchiata di sangue trovata nel bagno? Dove sono quelle partite dalla camera e arrivate al bagno? L'impronta non può essere venuta dall'alto, quindi si immagina l'intento camuffatorio, la ripulitura delle altre tracce. Che è logica, non un'arrampicata", ha sottolineato il pg rispondendo a distanza alle dichiarazioni dell'avvocato Bongiorno. Passaggi duri dell'accusa anche sul ruolo di Rudy Guede, condannato in via definitiva a 16 anni per omicidio in concorso. "Rudy il furbacchione, che stupra, uccide e lascia tutte le prove. Si leva le scarpe e ripulisce lasciando esattamente quanto successivamente lo incastrerà? Rudy che poi va in bagno senza tirare lo sciacquone... Ma stiamo scherzando? Un ricostruzione che stride con l'evidenza dei fatti". Tutta la dinamica che si è voluto far credere attraverso una serie di artifizi è assurda, secondo il pg: "Una ricostruzione barocca. E chi se non Amanda e Raffaele aveva l'interesse a ricostruire questa scena senza loro due?".

Le dichiarazioni della Knox, gli interrogativi del pg. Per quale motivo Amanda Knox entra nella casa del delitto alle undici, come sostiene lei, quindi ignora il vetro rotto del tentato furto, le macchie di sangue sul bidè quanto le feci lasciate da Guede nel bagno, quanto la porta di Meredith chiusa a chiave (pare non fosse mai chiusa) e va a farsi una doccia senza domandarsi nulla? E perché spara la calunnia nei confronti di Lumumba gratis? "Perché è la riprova di come Amanda Knox cerchi - sostiene ancora il pg - di creare un diversivo intriducendo comunque elementi di verità, come quando racconta la scena del delitto e indica un ragazzo di colore presente sulla scena". Durissimo l'intervento sulla calunnia contro Patrick Lumumba, accusato dell'omicidio da Amanda. Nella calunnia, la Knox inserì «l'urlo e la violenza», cioè «elementi di verità: da dove derivano questi dati se non dall'essersi confrontata direttamente con questa vicenda? Ha detto che è stato lui ben sapendo che non c'era. Cosa le ha dato questa certezza se non il fatto che lei fosse lì?», ha chiesto con fermezza il procuratore Crini alla sesta ora di requisitoria.

Al termine dell'udienza il difensore di Amanda Knox, Luciano Ghirga, ha commentato la requisitoria: «Sotto l'aspetto giuridico si è alzato il livello dello scontro anche se non ho trovato alcuna novità concettuale o argomentativa».

Il processo quindi proseguirà con l'arringa dell'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher, che dovrebbe parlare nell'udienza di domani.

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