Lazio, Patric: «Ho sofferto di depressione, mi ha reso più maturo. Il rigore di Immobile? Reazione spontanea»

Ecco come si è espresso il difensore della Lazio in conferenza stampa a Formello

Lazio, Patric: «Ho sofferto di depressione, mi ha reso più maturo. Il rigore di Immobile? Reazione spontanea»
di Valerio Marcangeli
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Giovedì 2 Novembre 2023, 16:16

In assenza della conferenza stampa di Sarri ci ha pensato Patric a presentare la sfida che la Lazio giocherà contro il Bologna domani sera al Dall'Ara. Ecco come lo spagnolo ha risposto alle domande che gli sono state rivolte a Formello.

Sui tanti impegni ravvicinati...

«Il calcio di oggi è così. Dobbiamo pensare partita per partita e ora con il Bologna è la più importante. Poi c'è una settimana fondamentale in cui ci giochiamo tanto. Loro stanno facendo una grande stagione, ma questi sono comunque tre punti sono uguali agli altri».

Quello attuale è il miglior Patric?

«I difetti si possono migliorare col tempo, ma la mente è la cosa più importante. Da giovane il troppo entusiasmo ed energia ti portano a sbagliare. La testa per me è stata fondamentale, mi sento più maturo.

Sono contento di quello che sono riuscito a fare».

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Quali sono le insidie del Bologna?

«Sono una squadra molto organizzata, stanno prendendo pochi gol. Avanti hanno giocatori forti, da Orsolini a Zirkzee. Da quando c'è Motta hanno una grande identità e stanno facendo delle grandissime cose».

Cosa è successo prima e dopo l'inizio di stagione?

«Ancora ci domandiamo perché abbiamo avuto un inizio difficile. L'importante però è la prestazione anche se il risultato a volte non è stato buono. Pesano le prime due gare. Dalla partita col Feyenoord invece dobbiamo imparare tanto. Non ci possiamo rilassare mai. Penso comunque che abbiamo preso la strada giusta».

Quanto è stato importante crescere nel Barcellona per capire il calcio di Sarri?

«Molto, senza dubbio. La mia crescita è stata favorita dal modo di vedere il calcio del mister. Sono cresciuto in una cantera che costruiva dal basso e lui è uno dei motivi per cui sono voluto rimanere a Roma. Speriamo di vincere ancora».

 

Su Messi, neo Pallone d'Oro...

«Ho avuto la fortuna di allenarmi con lui. Non ci sono parole per descriverlo, nessuno si è avvicinato al suo livello in questi anni».

Quando sei diventato un calciatore importante per la Lazio?

«Venivo da una buona stagione quando siamo entrati in Champions con Inzaghi. Poi ho sofferto tanto con il Covid quando sono rimasto chiuso in casa. Ho avuto problemi di depressione e di ansia. Lì ho cominciato a lavorare senza arrendermi. Sarebbe stato più semplice mollare, ma questo non l’ho mai fatto».

Perché non hai guardato il rigore di Immobile?

«Io sono uno molto passionale, certe volte faccio cose che non mi appartengono. Quando mi rivedo mi vergogno anche. Quindi non lo so perché l'ho fatto, ma è stata una reazione spontanea. È stato bellissimo vedere la gente esplodere al momento del gol».

Avresti immaginato di arrivare così lontano nella Lazio?

«Mi sento fiero di questo: da bambino sono diventato uomo. Provo tante emozioni per questa maglia e per questa città. Sono fiero, al di là di eventi positivi e negativo. Mi sento un laziale in più e felice di raggiungere certi numeri».

Sui nuovi arrivati...

«Li vedo molto bene. Sono arrivati giocatori con tante presenze, giocatori maturi. Ci sta che qualcuno ci metta qualche mese a prendere il ritmo del calcio italiano. Sono ragazzi che soprattutto sono sempre concentrati durante gli allenamenti. Piano piano stanno prendendo la mano, chiedono sempre per poter imparare».

Sul ruolo e sulla Nazionale...

«Da giovane giocavo da mediano e poi mi hanno spostato sull'esterno. Dal nulla ci siamo trovati a giocare nel 3-5-2, non sono per niente un esterno destro. Poi piano piano Inzaghi mi ha messo nella difesa a tre e mi sentivo meglio».

Sulla solidità...

«Per noi è fondamentale, è stata la cosa più importante dello scorso anno. Dobbiamo ritrovarla, dobbiamo essere solidi e organizzati per riuscire a stare lì sopra».

Infine sull'amico Luis Alberto e le mancate convocazioni in Nazionale...

«Si dice sempre che il calcio spagnolo è molto diverso da quello italiano, ma non è vero. Guardano di meno i calciatori che giocano qui e pensano di più quelli in Spagna».

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