Lazio, Luis Alberto: «Siamo in fiducia, ma arriverà un calendario tosto. Immobile? Mi deve ancora pagare una cena»

Le parole del centrocampista spagnolo della Lazio

Lazio, Luis Alberto: «Siamo in fiducia, ma arriverà un calendario tosto. Senza talento il calcio è noioso»
di Valerio Marcangeli
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Martedì 21 Novembre 2023, 16:21

In attesa di una ripartenza che non lo vedrà protagonista a causa di una squalifica, Luis Alberto è tornato a parlare e lo ha fatto ai microfoni ufficiali della Lazio partendo dalla sua figura nello spogliatoio: «Sono qua da tanti anni, so come vanno le cose. A inizio stagione non eravamo al top, abbiamo avuto tanti acquisti dall’estero e abbiamo avuto bisogno di tempo. Ora la squadra è diversa, ha iniziato a difendere come chiede il mister. Dobbiamo guardarci però un po’ dentro: è chiaro che ci sia bisogno di più gol da parte di tutti, dagli attaccanti alle mezzali. Le partite devono essere vinte»

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Le parole di Luis Alberto

Sugli obiettivi il Mago non ha dubbi: «Siamo in fiducia anche se arriverà un calendario tosto. Dobbiamo metterci in testa che dobbiamo difendere come nelle ultime gare provando a fare più gol per trovare i punti. Stiamo andando male dal punto di vista realizzativo, ma siamo lì in classifica: tornando a segnare la Lazio tornerà in zona Europa e chiuderà il discorso qualificazione agli ottavi di Champions League». Punti che sarebbero 2 in più in campionato senza quel palo al derby: «È stato un peccato perché non era una partita normale e quel gol avrebbe cambiato tutto.

Non si può fare sempre lo stesso gioco. Bisogna anche attaccare la profondità e non andare sempre sull’uno contro uno per creare più difficoltà alla squadra avversaria».

Luis Alberto: «Il campo penalizza il nostro gioco»

Il numero 10 sa cosa serve: «Ci sta mancando un po’ quel movimento anche a noi mezzali, anche il mister ce lo sta dicendo. Nel momento in cui Ciro (Immobile, ndr) tornerà al 100% ci darà tutto quello che ci ha dato in questi anni, anche se ancora non mi ha pagato nessuna cena per tutti gli assist, mentre Zaccagni deve impararlo al meglio perché sa che con quel movimento può far molto male agli avversari. Il nostro gioco in queste ultime due o tre gare è stato anche un po’ penalizzato, perché il campo fa un po’ schifo». Poi sui nuovi: «Kamada è molto intelligente, mi piace: attacca lo spazio, ha buona tecnica. Alcuni giocatori hanno bisogno di tempo e altri si adattano prima, come per esempio Guendouzi. Abbiamo preso giocatori forti, come anche Rovella che ha grande personalità. Taty (Castellanos, ndr) invece lavora anche fuori dall’area con il corpo a corpo e i colpi di testa, al servizio della squadra». Un accenno anche all'amico Patric: «Ha avuto un cambio pazzesco negli ultimi due anni. Sono contento per lui, se lo merita lui e la sua meravigliosa famiglia».

 

Parla il 10: «Il talento non si può allenare, la testa sì»

Infine lo spagnolo commenta alcuni aspetti importanti a partire dalla sua corsa: «È un po’ strana, sembra che io non stia correndo, ma i dati dicono che sono sempre il primo. Tanti non vedono il lavoro difensivo che faccio». Poi sul talento: «Puoi allenare le abilità, il controllo. Ma chi nasce con talento è diverso dagli altri. Adesso serve gente che giochi in strada, non serve andare solo all’accademia e poi tornare a casa a fare cazzate o a giocare alla play. Oggi tanti giocatori sembrano robot. È più difficile vedere un Del Piero, un Iniesta, uno Zidane. Così il calcio diventa noioso». Anche la mente vuole la sua parte: «Quella invece si può allenare, penso sia una delle cose più importanti da fare sin da piccoli. Credo che le società dovrebbero mettere due-tre persone a lavorare subito sull’aspetto mentale con i più piccoli. A vent’anni pensavo di essere un fenomeno ma non lo ero, al Liverpool non giocavo mai».

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