CASUS BELLI
Leggendo le 27 pagine della causa, è interessante ripercorrere alcune tappe della vicenda. Da quanto si evince, il casus belli è nato con il nuovo aumento di capitale. Nel momento in cui è stata chiesta la partecipazione anche ai soci minori, questi, prima di aderire - previa una lettera datata 23 marzo - hanno chiesto di aver accesso alle informazioni riservate relative alla trattativa con Friedkin. Due giorni dopo è andata in scena una videoconferenza dove Pallotta - sempre secondo l’atto di accusa - li ha rimproverati, «ammonendoli di non aver sostenuto sufficientemente la società nonostante i milioni di euro già investiti nel club». Ergo, se i soci di minoranza «volevano preservare l’interesse (...) la loro unica opzione era quella di partecipare all’aumento di capitale». Si arriva così al 2 aprile, quando il querelante Paul Tierney invia una mail dove motiva l’impossibilità per i soci di minoranza di investire nell’aumento di capitale senza essere a conoscenza se la società sarebbe stata venduta nel prossimo futuro e a quali condizioni. Nella mail, inoltre, si rimarcano i vantaggi ottenuti dai grandi investitori, che a loro volta hanno invece avuto accesso a queste informazioni. La replica non si fa attendere. Attraverso il loro legale, Pallotta e i soci di maggioranza, giustificano questo silenzio con il fatto che «le transazioni che coinvolgono proprietà sportive raccolgono una quantità inappagabile di controllo da parte dei media e la divulgazione di informazioni sensibili come il prezzo può irreparabilmente rovinare un processo di asta». Motivazione che tuttavia, secondo i piccoli investitori, non ha motivo di sussistere visto che è contraria alla sezione 8.4 dell’accordo di Llc, dove si afferma che anche loro «riceveranno o avranno accesso a informazioni riservate, tra cui, valutazioni (...)».
LA REPLICA DI JIM
Il documento si conclude con l’ultimo j’accuse: «Gli imputati hanno dunque rifiutato di fornire al querelante qualsiasi informazione sulla probabilità, i tempi e il prezzo di qualsiasi vendita prevista della società. Ora, a seconda del prezzo finale, i soci di minoranza potrebbero essere completamente spazzati via». Il Messaggero ha chiesto al presidente Pallotta se volesse replicare alle accuse mossegli. La risposta è stata: «Nothing there». Tradotto: «Lì non c’è nulla». A stabilirlo sarà un giudice.
© RIPRODUZIONE RISERVATA