Roma, storia di una partita totalmente sbagliata

Roma, storia di una partita totalmente sbagliata
di Alessandro Angeloni
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Sabato 2 Marzo 2019, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 23:01
Dai romani ci si aspettava lo spunto, anche agonistico. Quando c’è un derby ci si aspetta sempre questo, è stato così per Di Bartolomei, per Giannini, per Totti. Ma niente, non era aria di fare battaglie cittadine, di metterla sulla lotta di quartiere, di piazza. L’unico romano vincitore veste la maglia della Lazio e si chiama Cataldi, lui è felice, i romani e romanisti no. Florenzi, De Rossi e Pellegrini stavolta hanno solo inseguito e non solo i romani avversari, ma gente di ogni nazionale, Bosnia (Lulic), Spagna (Luis Alberto), Leiva (Brasile). Una partita di concessioni, di rincorse, di poca lucidità e non per aver vissuto il derby troppo intensamente in quanto romani, no. Anche perché questi stessi ragazzi, in altre occasioni, il derby, l’hanno deciso, ora con gol, ora con prestazioni doc. L’hanno deciso non perché erano romani e stavolta lo hanno sofferto non perché sono romani. L’essere tifoso non è un valore, né in positivo né in negativo. Se vinci dici che ti dà, se perdi che ti toglie. E’ un gioco che fa piacere, ma il professionismo è un altra cosa. E qui parliamo di professionisti, sì nati a Roma. E’ stata una partita sbagliata e basta, di tutti, non solo da parte loro. Sbagliata tatticamente, sbagliata nelle scelte dei singoli. Dzeko è stato irriconoscibili e non è certo nato al Tufello. Una cosa è certa, è che il romanista torna a casa con un po’ di sofferenza in più dopo una sconfitta e con gioia maggiore dopo una  vittorie. Ma finisce lì, se giochi male puoi essere anche di Trastevere e Lulic sembra comunque Cristiano Ronaldo.   
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