Mourinho: «Totti? Non posso offrirgli un posto nel club. Smalling e Pellegrini out con l'Empoli»

L'allenatore portoghese è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia di Roma-Empoli

Roma, Mourinho: «Non posso offrire un posto nel club a Totti. Smalling e Pellegrini out con l'Empoli»
di Gianluca Lengua
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Sabato 16 Settembre 2023, 15:30 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 20:22

José Mourinho smorza sulla possibilità che Francesco Totti torni alla Roma: «io sono l’allenatore. C’è la proprietà, il Ceo e l’allenatore. Io non sono nessuno per parlare con il mito del romanismo e offrirgli qualcosa». In vista della partita contro l’Empoli di domani, aggiunge: «Smalling secondo me è fuori, ma qualche volte succede qualcosa di positivo che possa portarlo in panchina». Ecco la conferenza stampa integrale. 

Che Empoli si aspetta?

«Più importante della partenza sarà la fine. Loro non sono nel panico perché sono in una situazione brutta in classifica. Non finirà così la loro stagione, mi aspetto una squadra di ambizione e che vive in tranquillità. Abbiamo vinto quattro partite giocate contro di loro, ma non mi ricordo di una facile. Sono una squadra organizzata, che quest’anno sta giocando in modo diverso. Hanno la possibilità di arrivare come l’anno scorso. Nei due giorni che abbiamo potuto lavorare con tutta la squadra l’abbiamo fatto col rispetto che meritano e con l’ambizione di vincere». 

Dopo l’arrivo di Lukaku la squadra a che posto può ambire?

«Ovviamente una cosa è parlare con voi prima della chiusura del mercato, un’altra è farlo dopo. La Roma ha preso due attaccanti, era molto difficile avere due giocatori come Romelu e come Azmoun. Se siamo tutti disponibili, allenati in buona forma, cambia il nostro profilo di squadra. La prima e la seconda partita l’abbiamo fatta con Belotti ed El Shaarawy, la terza con 15 minuti di Romelu. La tendenza è migliorare e migliorare sempre. Non solo Romelu e Azmoun. Azmoun è arrivato in una condizione molto difficile, senza un allenamento con la squadra e deve avvicinarsi a una condizione positiva. Quando Paulo c’è, abbiamo sempre un po’ di paura, ma anche speranza perché ci può dare una grande mano. Senza scordare Belotti ed El Shaarawy che hanno giocato ai limiti della loro stanchezza. Iniziamo positivi, i giocatori sono arrivati l’altro ieri, abbiamo bisogno di tempo, di gioco, di allenamenti e sono contento. A voi che piacciono gli obiettivi, vi dico che il mio è vincere domani. E domani sarà vincere quella dopo, voglio vincere tutte le partite». 

 

Come sta Smalling?

«Fortunatamente siamo più positivi.

Smalling continua ad essere un giocatore fondamentale per noi. Ha una maturità che prima di iniziare a parlare con lui degli errori che abbiamo fatto già li sapeva. Purtroppo, domani penso non sarà a disposizione. Vedremo l’allenamento di oggi, magari arriva in extremis a fare una panchina e aiutare in caso di necessità, ma c’è una possibilità che non faccia nemmeno la panchina. 

La Roma ha giocato quasi 110 partite, c’è la possibilità che qualche giocatore del gruppo storico accusi la stanchezza in virtù dello sforzo fatto in dune anni?

«Abbiamo fatto due finali europee. Nella prima quindici o diciassette partite in Europa, seconda stagione uguale. Penso che non sia un crimine, penso che sia stato importante per la gioia di una città, secondo per l’autostima dei giocatori e del gruppo. Alla gara 30 del campionato scorso eravamo terzi, abbiamo giocato 2 partite contro Feyenoord e Leverkusen, ci siamo qualificati per la finale. Abbiamo avuto l’infortunio di Dybala e Smalling, poi siamo arrivati alla fine con questo tipo di difficoltà. Questo gruppo dal punto di vista della quantità siamo pochi, più i ragazzi della Primavera che non saranno mai un problema ma un’opportunità. Sono felice di aiutarli. Se la quantità non è altissima, la qualità è alta. Quando stiamo tutti bene, nel top delle condizioni di giocare per esserci serve continuità di allenamenti e partite. Quando arriveremo a questo momento, saremo una squadra veramente forte. Quando abbiamo questo tipo di problemi, dobbiamo essere tranquilli equilibrati. Avere pazienza e di aspettare l’evoluzione di questi ragazzi. Ma non possiamo farlo senza punti, ne abbiamo fatti uno su nove. Ora dobbiamo vincere partite. Con questa ambizione equilibrata lavoreremo con tranquillità». 

Come stanno gli altri giocatori? Dybala e Lukaku quanta autonomia hanno?

«I due giocatori che in questo momento prima dell’allenamento di oggi sono fuori sono Pellegrini e Smalling. Chris secondo me è fuori, ma qualche volte succede qualcosa di positivo che possa portarlo in panchina. Per quanto riguarda Mancini, ringrazio Spalletti che ha fatto tanti anni di club e capisce che quando un giocatore non ce la fa lo manda a casa. Lo ha fatto con Mancini e Pellegrini e questa sensibilità è benvenuta. Mancini penso che ce la faccia, siamo rimasti con nove giocatori di cui sette infortunati. Siamo un po’ scemi che non siamo andati in vacanza, ma noi moriremo così con questa professionalità. Eravamo tutto lo staff con Azmoun, Belotti, i portieri e i bambini della Primavera. Tutti gli altri sette solo ieri hanno lavorato con la squadra. Sono disponibili per giocare? Sì, perché sono tanti. Dovremo fare una gestione della gara più intelligente possibile, il rischio esiste, saranno tutti convocati. Romelu quando è arrivato qui prima del Milan non era in una condizione drammatica, non aveva fatto nessun allenamento di palla, ha giocato 20 minuti ed era in una condizione accettabile. Renato e Paredes avevano una condizione peggiore e Azmoun ancora di più. Romelu è arrivato molto bene, domani giocherà titolare, non sarebbe per me una sorpresa se giocasse 90 minuti. Con gli altri dobbiamo fare una gestione di gara diversa. Dybala gioca, non è empirico è scientifico. I dati ci confermano che non sarà facile per lui giocare 90 minuti. Non sarà facile per intensità, sforzo. Ma dal punto di vista clinico si sente bene, è pulito sta a posto ed è fiducioso». 

Parla con Francesco Totti della Roma? Lo vorrebbe come dirigente?

«Io sono l’allenatore. C’è la proprietà, il Ceo e l’allenatore. Io non sono nessuno per parlare con il mito del romanismo e offrirgli qualcosa. Io parlo con Francesco di banalità, come stanno i figli, il Frosinone. Questo è il mio rapporto con lui. Quello che posso dire, è che la mia vita sociale a Roma è piccola, ma tra i pochi contatti che ho c’é Francesco Totti. Non c’è tifoso con cui parlo che mi dimostra quel rispetto. Ma questa storia che Mourinho ha fatto o chiesto…Mourinho niente. 

Spinazzola in Nazionale non ha mai giocato. 

«Quando un giocatore va in nazionale significa che è preso in considerazione, è il sogno di tutti. Dico sempre che se ti chiedono di fare il magazziniere lo fai felice. Spinazzola deve lavorare di più e fare meglio con noi. Se farà bene con noi tornerà a giocare con la Nazionale. Abbiamo altre opzioni, ci sono Karsdorp, Celik, Kristentsen e Zalewski che può giocare a destra. C’è anche El Shaarawy. Sono giocatori diversi che hanno bisogno di cose diverse. Dal punto di vista fisico quello che sta meglio è Kristensen che dopo dal punto di vista tecnico e della sua fiducia non è un giocatore ad un punto altissimo della sua autostima. Karsdorp ha avuto un ritiro difficile con infortuni, col suo ginocchio di sempre e con i dubbi di mercato. Adesso ha trovato un punto di equilibrio perché sa che rimane. Zalewski si è allenato solo ieri, Spinazzola è arrivato molto bene e si è allenato bene in Nazionale. Si dice che in nazionale si lavora poco e la gente che non gioca non lavora tanto. Lui ha fatto molto bene ed è arrivato contento. El Shaarawy ha fatto tutti i ruoli, ha avuto un infortunio al polpaccio che fa parte del suo storico e non si è allenato in queste due settimane. Sono giocatori utilizzabili in situazioni diverse. La crescita della squadra farà anche la sua crescita. In Europa non avremo Kristensen ma non è un dramma perché avremo tanti giocatori disponibili».

Dopo la finale di Siviglia ha detto che era stanco di fare lei l’uomo di comunicazione e dopo il Milan non si è presentato ai microfoni. Questa situazione è sanata?

«Ho deciso di non essere in controllo totale della situazione. Non sono perfetto e una cosa è quello che penso di fare e una è quella che farò. Il mio obiettivo è avere zero giornate di squalifica sia in campo che in conferenza. Se non vado in conferenza è una decisone mia, ma mai perché sono nervoso. Ho tante partite in carriera e uno come me non è nervoso. Se c’é una cosa che non posso cambiare è la mia onestà e la mia incapacità di non dire la mia verità. Quando ho deciso di non andare in conferenza era quella l’intenzione. È una sfida per me stesso, cercherò di non avere problemi».

Perché ha affrontato il Milan così? Ha qualche rimpianto?

«La formula del successo è di non sentire le persone che hanno meno capacità di te. Sentire che ne sa più di te, chi ti può aiutare a pensare, o gente che ne sa meno di te ma che giorno dopo giorno sta con te come il mio staff. Ma con chi non è stato mai seduto su una panchina vera, con chi non è mai stato seduto centinaia di ore in situazioni così, con chi non ha mai giocato gare di questo livello, non mi sento di discutere questa cosa». 

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