Lazio, la solita lezione che non vuole proprio entrare in testa

La delusione di Ciro Immobile
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 16 Settembre 2019, 09:30
Stessa storia, stesso posto, stessa Spal. «Queste partite ci saranno di lezione». Sì, ma quando si imparerà questa benedetta lezione? Ci viene da dire. La sensazione è che la lezione, che si ripropone sempre allo stesso modo, non venga mai assimilata. Un caso? Un limite? Il dubbio è lecito soprattutto perché non è la prima volta che si assiste ad un crollo così netto. La Lazio gioca bene un tempo, si divora l’impossibile e poi perde o nella migliore delle occasioni pareggia. E per favore non mettiamo sempre in mezzo la sfortuna. Guardiamo in faccia la realtà: non si possono sbagliare tre o quattro gol a partita. Era già successo nel derby, occasione sprecata in modo incredibile. Forse contro la peggiore Roma mai vista ultimamente. A Ferrara, se possibile, si è caduti ancora più in basso. E pensare che il rigore di Immobile e le occasioni create a ripetizione avevano lasciato sperare in una goleada. E invece la Lazio torna a Roma con zero punti. Una roba da polli.

BELLI MA PRESUNTUOSI
Il problema è che certe partite segnano una netta linea di demarcazione tra una buona squadra e una grande squadra. Tra dichiarare un obiettivo e raggiungerlo effettivamente. Manca la cattiveria. Certo quella non si compra al mercato ma i giocatori di personalità, sì. Questione di mentalità quella che effettivamente manca dalle parti di Formello. Nessuno escluso. Non è possibile che Inzaghi sia sempre costretto a sprecare un cambio per il centrale di destra. Una volta è Patric (Quo usque tandem abutere patienta nostra?), un’altra Vavro (Davvero sono stati spesi 12 milioni per un difensore così? Speriamo di sbagliarci ma l’impatto non è dei migliori) e poi Bastos (Paga il mancato rinnovo?) e Luiz Felipe (Maledette ricadute). E meno male che Inzaghi era soddisfatto.... Si può dire che ieri Simone è stato presuntuoso? E’ vero che per battere la Spal non servono Messi e Cristiano Ronaldo insieme ma la Lazio non può prescindere da certi giocatori. Milinkovic e Correa (nonostante siano entrati con un atteggiamento da schiaffi) non si possono regalare. E poi non ci si può sentire superiori perché si gioca bene. Serve vincere. «Questo è l’anno zero» aveva detto il tecnico. Peccato che nulla del negativo della passata stagione sia stato cancellato. Quattro punti in tre partite non ti portano in Champions. E’ bene capirlo subito evitando i soliti ritornelli e finti pianti di fine anno. Non può essere mica bastata una vittoria contro una Sampdoria da retrocessione e qualche sviolinata scudetto a far montare la testa alla Lazio. Oppure sì? Facciamo che domenica sera contro il Parma comincia l’anno zero. Sul serio però.
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