UMILTÀ AL POTERE
Garcia non ha solo imparato la lezione (quella di Guardiola: 7 a 1 per il Bayern, 11 mesi fa). È stato anche capace di salire in cattedra e rendere sterile, e i tifosi giallorossi ne sanno qualcosa, il tiqui taça di Luis Enrique. Le due linee strettissime, 4 difensori e 5 centrocampisti (3 mediani e 2 esterni offensivi), a intasare la propria metà campo che è diventata poco accessibile per Iniesta, Rakitic, Messi, Suarez, Neymar e per gli altri assatanati del Barça. Dzeko è servito per organizzare la fase offensiva. Per appoggiarsi e ripartire. L’idea è giusta, come ha detto lo stesso tecnico si può far meglio. Non sono arrivate tante chance solo per lo sforzo fatto per non concedere tiri ai blaugrana. Poche occasioni da gol, ma pure pochi pericoli.
RISVOLTO DELLA MEDAGLIA
Il campionato non è la Champions. La Roma è tra le candidate al titolo e quindi dovrà sempre giocare per vincere. Senza cambiare gli uomini, anche se a volte la rotazione sarà utile, Garcia avrà ora il compito di trovare le mosse giuste anche per avere l’iniziativa e non lasciarla agli altri. Perché in serie A i giallorossi recitano da protagonisti e quindi saranno spesso loro a fare la partita perché migliori, come qualità, degli avversari. Non basterà, dunque, più aspettare. Bisognerà attaccare e concludere, anche rischiare. Lasciando la prudenza, ma conservando l’equilibrio.