Garcia scopre la Grande Sostanza della Roma, ma in campionato è obbligato a rischiare di più

Garcia scopre la Grande Sostanza della Roma, ma in campionato è obbligato a rischiare di più
di Ugo Trani
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Giovedì 17 Settembre 2015, 19:56 - Ultimo aggiornamento: 21:04
Florenzi prende la mira e abbatte due argentini in un colpo solo. Perché, con l’arcobaleno disegnato nella notte dell’Olimpico, cancella la prodezza di Maradona (30 anni fa contro il Verona) e oscura il talento di Messi (100esima presenza in Champions restando a digiuno: solo la traversa della ripresa). Il singolo che fa la differenza, davanti a gran parte dei migliori solisti del pianeta, e la Roma che si comporta da squadra. La Grande Bellezza, ma anche la Grande Sostanza.

UMILTÀ AL POTERE
Garcia non ha solo imparato la lezione (quella di Guardiola: 7 a 1 per il Bayern, 11 mesi fa). È stato anche capace di salire in cattedra e rendere sterile, e i tifosi giallorossi ne sanno qualcosa, il tiqui taça di Luis Enrique. Le due linee strettissime, 4 difensori e 5 centrocampisti (3 mediani e 2 esterni offensivi), a intasare la propria metà campo che è diventata poco accessibile per Iniesta, Rakitic, Messi, Suarez, Neymar e per gli altri assatanati del Barça. Dzeko è servito per organizzare la fase offensiva. Per appoggiarsi e ripartire. L’idea è giusta, come ha detto lo stesso tecnico si può far meglio. Non sono arrivate tante chance solo per lo sforzo fatto per non concedere tiri ai blaugrana. Poche occasioni da gol, ma pure pochi pericoli.

RISVOLTO DELLA MEDAGLIA
Il campionato non è la Champions. La Roma è tra le candidate al titolo e quindi dovrà sempre giocare per vincere. Senza cambiare gli uomini, anche se a volte la rotazione sarà utile, Garcia avrà ora il compito di trovare le mosse giuste anche per avere l’iniziativa e non lasciarla agli altri. Perché in serie A i giallorossi recitano da protagonisti e quindi saranno spesso loro a fare la partita perché migliori, come qualità, degli avversari. Non basterà, dunque, più aspettare. Bisognerà attaccare e concludere, anche rischiare. Lasciando la prudenza, ma conservando l’equilibrio.