Florenzi e le scommesse, il giocatore in Procura: giocavo sulla roulette e mai sul calcio. Gli avvocati: ha puntato su siti illegali

Il difensore del Milan, indagato, sentito a Torino dalla pm Manuela Pedrotta. Poi se ne è andato passando dal tetto

Florenzi e le scommesse, il giocatore in Procura: giocavo sulla roulette e mai sul calcio
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Giovedì 16 Novembre 2023, 17:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 09:53

Scommesse sì, ma mai sul calcio e solo su altri giochi, tra cui la roulette. Questo è quanto avrebbe riferito Alessandro Florenzi oggi a Torino nel corso dell'interrogatorio reso in procura alla pm Manuela Pedrotta e agli investigatori della squadra mobile. Florenzi è stato ascoltato in veste di indagato. È durato all'incirca un'ora l'incontro in procura: al termine, il giocatore del Milan ed ex Roma (che si è presentato in qualità di indagato) ha lasciato il palazzo di giustizia passando per un percorso ricavato sul tetto del complesso. «Alessandro Florenzi è stato ascoltato dal Pubblico Ministero Dott.ssa Manuela Pedrotta chiarendo la propria posizione e ribadendo la assoluta estraneità a qualsiasi tipo di scommessa sul calcio, né del resto è emerso alcun indizio o contestazione in tal senso. Ha altresì riconosciuto di aver giocato su piattaforme illegali ed ha fornito tutti i chiarimenti richiesti al Pm per definire la propria posizione al più presto». Così in una nota gli avvocati del giocatore, Antonio Conte Gianluca Tognozzi, alla fine dell'audizione alla Procura della Repubblica di Torino dopo l'iscrizione sul registro degli indagati dell'esterno del Milan con l'accusa di scommesse su piattaforme illegali.

Scommesse, indagato anche Florenzi. Sarà interrogato dalla procura di Torino. È il quarto dopo Tonali, Fagioli e Zaniolo

GRAVINA

«Florenzi è uno dei casi che ho letto sulla stampa. Non mi sembra ci siano le condizioni che possono destare preoccupazione. Non abbiamo notizie specifiche circa la parte sportiva quindi non siamo stati informati di posizioni negative per quanto ci riguarda. Quando ne verremo a conoscenza adotteremo come sempre fatto la doppia scelta di punire severamente ma di accompagnare anche con un processo di recupero.

Ma per ora non abbiamo nulla». Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina, dopo il consiglio federale. A chi gli chiede se teme che il filone possa allargarsi ad altri calciatori ha poi risposto: «Sento del fenomeno che si sta allargando da tanto tempo. Ad oggi mi attengo ai fatti sennò cadiamo nel qualunquismo che non fa bene a nessuno. Io mi attengo ai numeri che sono di due casi accertati. Di altri non abbiamo elementi».

COSA RISCHIA

Il reato per cui si procede (l'esercizio abusivo di attività di gioco o di scommessa) non è punito con rudezza e dal procedimento si può uscire versando una somma di denaro a titolo di oblazione. Il mondo del calcio (la procura subalpina e in costante contatto con gli organi della giustizia sportiva) resta comunque con il fiato sospeso: Florenzi è il quarto giocatore che compare nel registro degli indagati dopo quelli di Fagioli, Tonali e Zaniolo. Non si sa però su quanti altri gli inquirenti torinesi abbiano acceso un faro: il difensore del Milan è citato in una delle chat acquisite nelle scorse settimane e lo screening delle conversazioni, insieme all'analisi dei dati informatici e all'incrocio delle diverse testimonianze, sta proseguendo. Tutto insomma lascia pensare che il fenomeno non sia limitato a qualche clamoroso caso singolo di ludopatia. «Al momento - dice il presidente della Figc, Giovanni Gravina - di Florenzi ho letto solo sulla stampa. Non mi sembra ci siano elementi che possono destare preoccupazione. Non abbiamo notizie specifiche circa la parte sportiva e, quindi, non siamo stati informati di eventuali posizioni negative. Quando ne verremo a conoscenza adotteremo, come sempre, la doppia scelta di punire severamente ma di accompagnare anche con un processo di recupero. Ma per ora non abbiamo nulla». Quanto alle ipotesi su un coinvolgimento di altri giocatori, il presidente ha sottolineato di volersi «attenere ai fatti, perché sennò cadiamo in un qualunquismo che non fa bene a nessuno: io mi attengo ai numeri, e i numeri sono di due casi accertati. Di altri non abbiamo elementi».

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