Con gli spagnoli il calcio in tv sarà sul modello Netflix

Con gli spagnoli il calcio in tv sarà sul modello Netflix
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 21:17

Sarà più facile o più complicato vedere il campionato di calcio in tv? E, soprattutto, sarà più o meno caro di oggi? Sono queste le domande vere, accompagnate da quelle sul destino della Nazionale, che gli appassionati si pongono, mentre fra Roma e Milano va in scena una sfilata di candidati alla presidenza federale che hanno poco o nulla di incisivo e innovativo da proporre e rimbalzano voci di un salto di qualità nel contenzioso fra le società di serie A: dalle dispute sulla suddivisione delle risorse agli scontri non più solo verbali, ma anche fisici, fra i dirigenti. Intanto le televisioni restano spente. A fine gennaio siamo lontani dalla conclusione di accordi che dovevano già essere sottoscritti.

LE OFFERTE
La modestia delle offerte dei broadcaster tradizionali – non di Sky, per la verità, ma di Mediaset – ha portato a una possibile svolta che rivoluzionerebbe le nostre abitudini: a fronte di una richiesta della Lega di 1 miliardo e 50 milioni e alla presentazione di offerte al ribasso per 830 milioni, è stato infatti deciso di aprire una trattativa con il gruppo spagnolo Mediapro, pronto a versare almeno 950 milioni (nell’ultimo triennio i diritti erano stati venduti per 946 milioni), in cambio della creazione di un canale tematico, unico titolare della produzione tv delle partite, da distribuire “chiavi in mano” su tutte le piattaforme interessate.


PIATTAFORME
Se Mediapro la spuntasse, potrebbe “affittare” le partite di serie A a chiunque le voglia trasmettere: tv satellitari come Sky, digitali terrestri come Mediaset Premium (se ci sarà ancora) ma anche piattaforme on line e canali finora esclusi dal grande calcio, come quelli del Gruppo Discovery, o La7 (Cairo si sta dando molto da fare perché si arrivi a questo esito), la stessa Rai se decidesse di proporre formule di pay tv. In qualche modo, si ripeterebbe quanto accade già con piattaforme televisive non calcistiche come Netflix: ci si abbona e le si può vedere dove si vuole, smartphone, tablet, pc o televisori tradizionali. Certo, si tratterebbe di una sorta di televisione di regime: riprese, regia, telecronache e commenti, tutto sotto il diretto controllo della Lega. Con buona pace della libertà d’informazione.
Da un punto di vista economico, in teoria questa soluzione può avvantaggiare gli utenti: vedere partite disponibili su più piattaforme costerebbe meno di quanto costi oggi un abbonamento pieno a Sky o Premium. Ma chi in questi mesi si è peritato di fare due conti, cioè di calcolare costi e benefici di un canale tematico, è giunto alla conclusione che all’inizio sarebbe in gravissima perdita. Per questo, e anche perché Sky, grande finanziatore negli ultimi anni del calcio italiano, non si può permettere di perdere la Serie A, non è ancora affatto detto che finisca così. Il 5 febbraio la decisione.
 

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