PRIMATO DA BATTERE
Amuleto per antonomasia a parte, Mauri, nonostante i suoi trentacinque anni, è un elemento fondamentale della Lazio di Pioli. I suoi inserimenti e i suoi tagli al centro rappresentano una delle armi migliori dei biancocelesti. Quando meno te l'aspetti, ecco che spunta all'improvviso davanti alla porta per segnare o quanto meno per servire un compagno meglio piazzato. Riesce spesso a trovare il posto giusto nel momento giusto. E le coincidenze sono tali fino a un certo punto, considerato che Mauri è, con Djordjevic, il capocannoniere della squadra con sette reti. Che lo sia l'attaccante serbo, è normale, non tanto il centrocampista che adesso ci ha preso gusto e gli manca un solo gol per battere il suo primato personale di sette reti in serie A, raggiunto quando giocava nel Brescia nel 2004. Non solo. Mauri aspira ad arrivare a cinquanta gol con la maglia laziale, ma sotto sotto, vorrebbe togliere il primato a Candreva: arrivare per la prima volta in doppia cifra e segnare tredici reti in campionato. Uno in più di Antonio, ma anche di Hernanes e Nedved, e diventare lui il centrocampista più prolifico della storia biancoceleste.
BATTAGLIA LEGALE E PERSONALE
Quella con il Genoa per Stefano non è una partita come tutte le altre. È importante segnare e vincere per eliminare il tabù e togliersi qualche soddisfazione, ma è altrettanto vero che è proprio con i rossoblù che è cominciato tutto. Era il 14 maggio del 2011, la Lazio vinse con il Genoa per 4-2. Il brianzolo era in campo, quella fu l'ultima vittoria della Lazio, ma fu pure la gara dove cominciò tutto il calvario del trequartista brianzolo. Quella partita e quella successiva con il Lecce furono le due partite, almeno secondo la Procura di Cremona e sportiva, dove Mauri, nonostante nessuna prova accertata, ebbe un ruolo chiave per le scommesse. Stefano ha addirittura pagato con otto giorni di carcere a Ca' del Ferro. Una cosa che né lui, né i suoi avvocati hanno mai accettato. E ironia del destino, tra domani e dopodomani questa triste, quanto mai nebulosa vicenda, potrebbe riaprirsi con la chiusura delle indagini e il successivo rinvio a giudizio per associazioni a delinquere per Stefano più altri. Poco vale che l'ultima perizia sul suo smartphone abbia totalmente scagionato il giocatore, per i magistrati, che devono giustificare la detenzione, non conta. Mauri ha dimostrato di avere le spalle grosse e stasera è pronto a dimostrarlo per l'ennesima volta. Prima sul campo, poi in tribunale.