Mondiali di nuoto, altre medaglie per l'Italia: Ceccon d'oro nei 50 farfalla, argento per Martinenghi nei 100 rana

A Fukuoka il cinese Halyang Qin vince davanti a Nicolò

Mondiali di nuoto, altra medaglia per l'Italia: Martinenghi d'argento nei 100 rana
di Piero Mei
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Lunedì 24 Luglio 2023, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 10:57

Un oro e un argento: il miracolo italiano (e anche se ormai parlare di miracolo nelle circostanze è riduttivo: il nuoto azzurro è un po’ d’anni che ci ha abituato non bene ma benissimo, primo in Europa ed a tu per tu con i Grandi della Terra) continua nella piscina di Fukuoka, secondo giorno dei mondiali della disciplina in Giappone.

Thomas Ceccon vince l’oro nei 50 farfalla (o delfino che dir si voglia), Nicolò Martinenghi partecipa all’ingorgo d’argento che affolla il podio dei 100 rana, tre secondi insieme, il nostro Tete, l’olandese Kamminga e l’americano Fink che toccano la piastra in contemporanea al centesimo dietro al cinese Qin Haiyang. Il quale cinese è bissato subito dopo nei 100 farfalla da Zhang Yufei ed è solo nell’ultima finale di giornata, quella dei 200 misti donne, che arriva il primo oro americano.

Gli indimenticabili 29 minuti

Per Thomas, 22enne di Thiene, vicentino, gran talento fin da piccolo, a spasso per gare e stili e a spasso per podi, c’è stata oggi una mezzora che mai dimenticherà, lui e tanti altri. Ventinove minuti per la precisione, quelli trascorsi fra la semifinale dei 100 dorso di cui è primatista e campione del mondo, e la finale dei 50 farfalla, che sono uno dei suoi “giochi” preferiti (ma ce n’è un altro in agguato: i 100 stile libero). Il dorso lo aveva visto distratto di mattina, “sparagnino” di energie: nelle eliminatorie aveva fatto il quattordicesimo tempo, e non perché fosse “mbriago” dell’argenti preso con gli amici di staffetta. Sapeva che lo aspettavano quei 29 minuti.

Mondiali di nuoto, domani le gare di tuffi dalle grandi altezze

Era in corsia 1, in semifinale, dunque defilato.

Ma eccolo staccare sveglio dal device, bella la subacquea, bello il passaggio che alla fine risulterà con il 25.27 il secondo più veloce del ranking (più rapido, nell’altra semifinale, 25.07, Xu Jiayu, un altro cinese!), bella la seconda vasca con la sua elegantissima progressione e con il crono finale di 52.16 che lo porta alla corsia 4 per la finale di domani. «E neppure ho tirato tanto fino alla fine, perché sapevo dei 50 da fare» confesserà poi. I quali 50 li avrebbe fatti con il tempo di 22.68 e con l’argento al portoghese De Matos Ribeiro con 22.80, dodici centesimi che nelle gare dei 50, un tuffo e via senza respiro, sono più di quanto non sembri. «Devo dire - ammetterà poi, sincero - che ero più stanco dopo i 50 che non dopo i 100». E quel 22.68 è anche il nuovo record italiano, già suo peraltro con 22.79.

Thomas bravo figliolo

Parlerà della medaglia («questa mi piace meno di quella di Budapest, che era più grande e pesava di più»); parlerà delle gare sui 50 («che non dico che le odiavo, ma amarle no: però volevo vincere un oro anche in questa») che è come se fosse uno di quei congedanti di un tempo, quando la leva era obbligatoria e mettevano una croce sul calendario ogni giorno che passava. Thomas, per adesso, sui 50 ha messo una croce sopra: «Non piacciono né a me né al mio allenatore, e poi ormai li ho vinti». E poi non sono nemmeno gara olimpica. «E sono cose che se non faccio a 22 anni, a 30 non mi riusciranno più».

Parlerà di casa, soprattutto: «Mi è arrivata subito una chiamata di mamma; mi ha detto che davanti alla tv si è messa a piangere; e quando me l’ha detto mi sarei messo a piangere anch’io». Non è quel dinoccolato baffuto dall’aria di “bandolero stanco” che appare: ha il cuore tenero il gigante Thomas. E il domani con il dorso? «Ci penserò domani, stasera mi godo questa; vorrei solo fare la mia gara, partenza tranquilla e la progressione». Ma domani è davvero un altro giorno. «Però se faccio la mia gara posso portarla a casa». Aveva detto prima del mondiale: «Sono qui per prendermi due ori individuali». Il primo è preso.

 

Martinenghi alla uno

«Adesso posso dirlo: in semifinale avevo nuotato proprio per essere nella corsia numero 1: volevo nuotare lì e vedere che succedeva» dice Martinenghi. È successo che ha completato i 100 rana in 58.72, esattamente come Kamminga e Fink, i suoi avversari di sempre. Ha nuotato, non avendone la forma probabilmente, con il carattere del Martinenghi che sappiamo ed ha raggiunto lo scopo. Al cinese nuovo, Qin Haiyang, è toccato fare la seconda prestazione di sempre al mondo, 57.69, che meglio ha fatto solo Peaty il marziano, per prendersi l’oro. «Ma anche la mia, date le condizioni in cui sono e come è andata la stagione, mi pare d’oro» dice, dopo aver mostrato complicità su quel podio con gli strapuntini, specie con Kamminga.

In tre d’argento era già successo a Rio 2016 e il mucchio lo facevano Phelps, Cseh e LeClos, tre mostri sbattuti sul secondo gradino da Schooling, il giovanissimo di Singapore che girava con una foto con Phelps nel portafoglio. «Il cinese sarà l’uomo da battere l’anno prossimo, ma quel che ho fatto qui è incredibile, sono strafelice», concludeva.

Popovici e gli altri

Il miglior tempo nei 200 stile libero maschile è stato l’1:44.70 dell’attesissimo giovane rumeno Popovici, al quale si pronostica di diventare presto l’uomo che cancellerà Biedermann e il suo costumone da record nel 2009 a Roma. Gli altri azzurri non hanno reso al meglio pure se hanno dato il loro massimo. Erano entrati in semifinale Margherita Panziera nei 100 droso, Martina Carraro e Lisa Angiolini nei 100 rana e Marco De Tullio nei 200 stile libero. Ma le semifinali sono state la mannaia per i loro sogni.

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