Mondiali di nuoto, domani le gare di tuffi dalle grandi altezze

A Fukuoka continuano i Mondiali di nuoto

Mondiali di nuoto, domani le gare di tuffi delle grandi altezze
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Lunedì 24 Luglio 2023, 12:51

C’era una volta un re. Si chiamava Kahekili e il suo regno, alla fine del Settecento, era l’isola di Maui, alle Hawaii, spiagge e rocce, oceano e vulcani, le balene che dall’Alaska scendono a svernare e far l’amore, l’ibisco che fiorisce nelle ghirlande delle ragazze. I suoi guerrieri dovevano superare la prova del “lele kawa”, che era un salto dal più in alto possibile fino alle onde sottostanti, ingresso in acqua a piedi uniti e senza schizzare neppure una goccia, che è quello che fanno adesso i tuffatori cinesi, solo che loro lo fanno con le mani. Erano quelli che oggi si chiamano “grandi altezze”, “high diving” quando è disciplina sportiva regolamentata anche nella “location”, “cliff diving” quando invece, suggestiva, si pratica tuffandosi dal ponte di Mostar, dallo sperone di roccia di Polignano a Mare (non a caso è nato lì Domenico Modugno, “Volare” e “Meraviglioso”), o nel fiordo di Furore, sulla Costiera Amalfitana, dove Rossellini girò un episodio de “L’amore” con Anna Magnani, e lì finirono sia il film che l’amore fra di loro con un’insalatiera di fettuccine al pomodoro e basilico che “Nannarella” rovesciò sulla testa pelata del fedifrago regista.

La “location”, nel caso mondiale di Fukuoka, dove la competizione sarà disputata da martedì a giovedì, è la spiaggia di Momochi, quella dell’acqua torbida ma dorata della staffetta di Greg.

Il trampolino, che è un trampolone giacché è alto 27 metri per i maschi e 20 per le femmine, è una torre metallica. Un Don Chisciotte d’oggi potrebbe scambiarlo per un guerriero gigante 2.0. I meno poetici per un ponteggio da restauro di un palazzo: di nove piani. Perché se manca il romanticismo della roccia, quello dei “clavadistas”, i tuffatori di Acapulco che ad uso dei turisti si tuffano da La Quebrada (quanto più naturali gli scugnizzi a Castel dell’Ovo da un lampione o da un muretto, stile “a cufaniello”, “a piett ‘e palummo” o altre poesie), il brivido c’è tutto, per chi pratica e per chi, semplicemente, guarda. I praticanti, in questo caso giapponese, sono, nelle intenzioni della entry list, 23 uomini, due italiani, Andrea Barnabà, 19enne triestino, e Davide Baraldi, 22enne comasco, e 20 donne, una italiana, Elisa Cosetti, 21enne triestina, tutti gli azzurri allenati da Nicole Belsasso che è anche la moglie e l’allenatore di Alessandro De Rose, l’Adamo di questa stirpe di “pazzi”, detto con ammirazione.

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Tra i concorrenti è Gary Hunt, che ha quasi quarant’anni (è del 1984), ora francese ma nato inglese, naturalizzato da poco perché vorrebbe fare le Olimpiadi almeno dai 10 metri e nel team britannico non sarebbe tra i primi: aveva già vent’anni quando si ritrovò battuto da un bambino undicenne, di nome Tom Daley. La “lucida follia” ha il suo riscontro in alcune considerazioni in cifre: per salire sino alla piattaforma si salgono più di 100 gradini che quanti siano realmente non si riesce mai a sapere come i Mille di Garibaldi; stavolta ne annunciano 118, che sono un po’ meno di quelli che si farebbero per salire a Trinità dei Monti per poi tuffarsi nella Barcaccia, non prendano la cosa alla lettera gli sconsiderati tra i turisti che scambiano la Fontana di Trevi per una piscina e il Colosseo per un muro da graffiare. Da lassù. Da 27 metri o forse anche da 20, la piscina destinata ad accogliere i temerari non deve apparire più grande della Barcaccia. Il lassù, per avere un’idea, è come salire in cima all’Obelisco di Piazza del Popolo che è alto 25.90 metri ai piedi della croce.

C’è da considerare, poi, oltre queste misure metriche, che il tuffo dura 2,8 secondi e che si accelera fino alla velocità di 88-90 chilometri orari più o meno lo stesso tempo e lo stesso spazio che, secondo i calcoli, ci mette una vettura di Formula Uno da 1 a 100, dipende poi se è una Red Bull o una Ferrari. Ammarare di piedi, e uniti, è indispensabile e già il contraccolpo è formidabile, perché l’ingresso in acqua, per una frazione di secondo, rallenta la velocità delle gambe mentre il tronco continua a volare. I sub, comunque, sono in allerta ad aspettare i tuffatori in vasca: a vederli da lassù non devono essere incoraggianti… Il tuffo d’entrata è il barani, che è il movimento che, dopo le eventuali carpiature, avvitamenti e quant’altro in volo, porta all’ingresso a piedi uniti, dopo un’ultima rondata.

 

Una difficoltà supplementare sta nel fatto che esistono al mondo solo tre impianti fissi adeguati alla preparazione, uno in Austria, uno in Cina e uno negli Stati Uniti. Dunque i tuffatori devono allenarsi dalla piattaforma a 10 metri: dividono il tuffo in tre fasi e ne preparano una per volta, salvo poi mettere tutto di seguito al momento giusto. Il momento del brivido di 2,8 secondi. C’è pure chi, tra questi “pazzi” cerca un tuffo con coefficiente di difficoltà 5.9. I cinesi, quando cercano il massimo nei tuffi “normali”, girano intorno al 4. E c’è un rumeno che si chiama Popovici: non è parente. Una volta, tuffandosi dal ponte di Mostar, ha preso tutti 10. Domani il round obbligatorio, a tuffi più “morbidi”. Poi, le ragazze mercoledì e i maschi giovedì, giocheranno duro.

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