Us Acli contro la violenza sulle donne: «Cambiare per vincere insieme»

Una giornata dove al centro c’è lo sport come modello di contrasto alla violenza sulle donne

Acli
di Giacomo Rossetti
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Lunedì 27 Novembre 2023, 16:12

Una partita da giocare tutti insieme e dove non conta solo partecipare, ma vincere. Affinché il 25 novembre non sia più celebrato come una giornata contro la violenza sulle donne, ricordando le vittime di abusi o femminicidi. Affinché la parità dei diritti e il valore della donna possano affermarsi definitivamente. Con questo spirito l’US Acli scende ancora in campo con lo slogan “cambiare per vincere insieme” e organizzando una giornata dove al centro c’è lo sport come modello di contrasto alla violenza sulle donne.

Lembo: «Volenza sulle donne è problema culturale»

«Il tema lo conosciamo, il fenomeno non pone distinzioni sociali, etniche, geografiche o di alcun genere. Il problema è culturale - ha esordito Damiano Lembo, presidente nazionale Us Acli, nel convegno tenutosi oggi nella Nuova Aula dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati - Si tratta di instillare in ognuno di noi questo sentimento, e farlo attraverso lo sport, anche grazie all’ingresso in Costituzione dello sport, che ha nel rispetto un principio fondante». Per Silvia Salis, vicepresidente vicario del Coni, «lo sport è ancora un lusso» e «non ancora al centro delle politiche scolastiche». E laddove la pratica sportiva femminile è più bassa «è perché non c’è una condizione di indipendenza economica - ha proseguito la Salis - Una donna che non lavora, non è indipendente, è una donna che purtroppo sente di dover subire quella situazione. Perché le donne non lavorano? In modo erroneo sono legate alla cura della famiglia. Mancano le strutture per delegare a un sistema di welfare».

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Balata: «Lega di B da quattro anni contrasta questo fenomeno»

Prende poi la parola il presidente della Lega di B, Mauro Balata, che ricorda la storia di Franca Viola: «Era una ragazza che a 17 anni, il 26 dicembre 1965, in provincia di Trapani fu stuprata da un uomo che pensava attraverso questo gesto di poter arrivare al matrimonio riparatore». Franca si ribellò e denunciò quest’uomo. All’abolizione del matrimonio riparatore, però, si arrivò solo nel 1981, vivendo fino a quel momento con il reato d’onore. «Oggi il contesto è diverso, ma ci sono due aspetti sui quali concentrare l’attenzione per contrastare la violenza sulle donne: l’attività giuridica e quella pre-giuridica - continua Balata - Oggi tutti si sono resi conto della gravità del fenomeno. Ma la Lega di Serie B sono quattro anni che porta avanti la campagna "#orabasta" per contrastare questo fenomeno. Noi abbiamo tanti calciatori che sono padri oggi e hanno una forte sensibilità su questo tema». Per Maria Spena, componente CdA Sport e Salute, invece, è fondamentale che di questo fenomeno se ne parli sempre: «La morte di Giulia Cecchettin è una ferita ancora sulla nostra pelle». Su una data in particolare si sofferma Jacopo Morrone, presidente Commissione Eco Mafie: “Il 2019 è stato un momento storico perché c’è stata una vera e propria svolta.

Perché i reati contro le donne sono passati dall’essere reati di serie B a reati di serie A». 

Di Francisca: «Io sopravvissuta a violenza maschile»

Tante le testimonianze del mondo dello sport, a cominciare dalla campionessa olimpica di scherma Elisa Di Francisca. «Sono sopravvissuta a una violenza maschile - ha cominciato Di Francisca - Mi buttai a capofitto nella scherma, cercando di sconfiggere i demoni e la mia concezione d’amore. Oggi credo sia fondamentale il ruolo della famiglia e della società che deve essere unita. Ai maschi va fatto capire che esistono i no e il fallimento». Prende poi la parola la responsabile femminile dell’As Roma Elisabetta Bavagnoli: «Quando ho iniziato io a fare calcio era uno scandalo che una bambina giocasse a pallone. Capisco cosa siano le lotte che dobbiamo fare come donne e non solo negli ambienti sportivi. Io da piccola non capivo perché non potessi correre dietro un pallone. E le parole da sole non bastano». Simone Perrotta, campione del mondo con l'Italia nel 2006, ora responsabile junior AIC ed ex Roma, afferma: «Mi impegno e lotto affinché i genitori non vengano da me a chiedermi che un bambino debba cambiare gruppo perché diretto da una donna».

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