Grandi classici e talenti emergenti: lo Stabile di Torino guarda all'Europa con 67 titoli

Valerio Binasco, direttore artistico dello teatro Stabile di Torino
di Simona Antonucci
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Lunedì 7 Maggio 2018, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 09:39
«Una festa di sentimenti umani, aperta a tutti, per tenere alta l’asticella della creatività in un Paese che pare avvolto nella tristezza». Il direttore artistico dello Stabile di Torino, Valerio Binasco, ha presentato così la stagione 2018, la prima sotto la sua direzione, dopo un 2017 che ha visto un aumento di pubblico (+15%) e di biglietteria (+19%) nonché l’inserimento, come unico teatro italiano, nel network Mitos 21, composto dai principali teatri europei. In squadra, anche Fausto Paravidino che collabora con Binasco per la ricerca, nel ruolo di Dramaturg residente dello Stabile, e Gabriele Vacis che si occuperà della formazione, dirigendo la Scuola per Attori.

In cartellone 67 spettacoli, di cui 17 nuove produzioni all’insegna della drammaturgia contemporanea e dell’apertura di molte prove al pubblico, 32 gli spettacoli ospiti e 18 programmati per il festival Torinodanza, diretto da Anna Cremonini. Proposte che spaziano dai grandi classici del repertorio, con allestimenti innovativi, alla drammaturgia contemporanea ed eventi dove la prosa, la danza e la musica aprono un dialogo tra diversi generi. 

Scambi internazionali confermati anche dal recente inserimento dello Stabile nel prestigioso Mitos 21 di cui fanno parte anche l’Odéon di Parigi e il National Theatre di Londra.
Tra gli appuntamenti più attesi La Maladie de la mort, diretto dall’acclamata regista britannica Katie Mitchell e coprodotto con il Theatre des Bouffes di Nord, Nora/Natale in casa Helmer, diretto da Kriszta Szekely, e Requiem pour L. di Alain Platel. «Una stagione innovativa, una sfida - ha aggiunto il direttore Filippo Fonsatti - frutto di una nuova squadra artistica».

Nucleo centrale della stagione, sarà il progetto produttivo: a portare in scena il repertorio in modo originale, sarà innanzitutto Valerio Binasco che dirigerà Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, spettacolo che inaugurerà la stagione l’8 ottobre, e Amleto di William Shakespeare, oltre a portare in tournée il Don Giovanni di Molière. «Ho scelto di lavorare su testi della tradizione - ha aggiunto Binasco - perché l’antico teatro è ancora il teatro della festa e della favola». 
A proporre gli altri classici anche Antonio Latella che dirigerà L’isola dei pappagalli con Bonaventura prigioniero degli antropofagi di Sergio Tofano e Nino Rota, Filippo Dini che curerà la regia del Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello, Jurij Ferrini regista e interprete di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.

L’impegno internazionale del Teatro Stabile si conferma, appunto, con la produzione de La Maladie de la mort diretto da Katie Mitchell e con la programmazione di Nora/Natale in casa Helmer diretto da Kriszta Székely e Requiem pour L., il nuovo spettacolo di Alain Platel coprodotto dal Teatro Stabile e da Torinodanza, festival che anche quest’anno presenterà sui palcoscenici torinesi il meglio della danza europea e non solo.

La valorizzazione della drammaturgia contemporanea si evidenzia nella messa in scena degli spettacoli: La ballata di Johnny e Gill di Fausto Paravidino a cui è stato chiesto anche di curare il progetto Playstorm dedicato proprio alla scrittura teatrale di nuovi testi; Sei, ultima creazione di Spiro Scimone e Francesco Sframeli; Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Simon Stephens dal romanzo di Mark Haddon diretto da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani; Il canto della caduta di Marta Cuscunà, tra i talenti più interessanti della sua generazione; Petronia uno spettacolo di Francesco d’Amore e Luciana Maniaci e Talk Talk before the Silence di e con Federico Sacchi.

Tra le produzioni si inserisce anche il nuovo spettacolo di Valter Malosti, in coproduzione con il TPE da lui diretto, che firmerà la regia di Se questo è un uomo dall’opera di Primo Levi nel centenario dalla sua nascita; torna Novecento di Alessandro Baricco, diretto da Gabriele Vacis che verrà presentato al Coronet di Londra insieme con Mistero buffo di Dario Fo, con la regia di Eugenio Allegri.

«La cultura - ha concluso il presidente dello Stabile Lamberto Vallarino Gancia - è un prezioso veicolo di identità, storia, valori, capacità e in essa la sostenibilità trova terreno fertile perché cultura e sostenibilità sono mosse dai medesimi obiettivi: inclusione, investimento e orientamento al lungo periodo e alle generazioni future, protezione dei beni comuni».
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