Roma, alla Sapienza riaffiora il murale con il fascio littorio di Sironi

Roma, alla Sapienza riaffiora il murale con il fascio littorio di Sironi
di Laura Larcan
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Martedì 7 Giugno 2016, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 22:46

Tanto è audace e grandiosa, quanto sfortunata e dolente. Condannata alla damnatio memoriae per la sua genesi sotto il regime fascista, mortificata nel secondo dopoguerra da coperture e ridipinture in stile braghe del Giudizio Universale di Michelangelo. Oggi risorge grazie ad un complesso e delicatissimo intervento di restauro. È la seconda vita de L'Italia tra le Arti e le Scienze, il famoso murale del genio Mario Sironi realizzato nel 1933 (in due mesi da record su commissione diretta di Benito Mussolini) per l'Aula Magna del Rettorato dell'università La Sapienza.

 

Una ciclopica parete di oltre 90 metri quadri che sembrava aver perso la dignità artistica del suo autore, ma che ora sta svelando l'estro originario di Sironi. «Il grande artista è ancora lì sotto che respira e non vede l'ora di essere liberato» racconta Marina Righetti, direttore del Dipartimento di Storia dell'arte e responsabile del progetto, che vede la collaborazione con l'Istituto superiore per la conservazione e restauro. L'intervento è iniziato nel luglio 2015 tra indagini diagnostiche e analisi microchimiche, ed ora entra nel vivo con un traguardo insperato: «Riportare alla luce ciò che restava dell'originale», dice il segretario generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia. Sironi lo concepì come un «lacerto di storia patria per illustrare il fascismo sulla grande parete del Salone dell'Università Romana».
 
Il risultato, tenuto a battesimo dal Duce, fu una maestosa scena allegorica del passato e del presente fascista. Alla fine della guerra venne oscurato sotto una pesante carta da parati che nel 1950 venne strappata (le colle fecero scempio) per ridipingere l'opera dal braghettone Carlo Siviero che cancellò tutti i simboli del regime, come la statua equestre (probabilmente Mussolini) e l'iscrizione scolpita sulla roccia, quel XIV, rimando al quattordicesimo anno dell'era fascista. Ora, sotto lo strato di grigio plumbeo del cielo di Siviero si rivedono l'azzurro brillante della tavolozza sironiana, le montagne brulle d'ispirazione giottesca, i contorni stilizzati delle figure, la forza dei gesti, gli equilibri geometrici dei volti.
La piena rivincita, con la fine del restauro, è attesa a luglio del 2017.

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