Zero Assoluto, in vendita i diritti delle loro canzoni: «Così i fan guadagnano con noi»

Zero Assoluto, in vendita i diritti delle loro canzoni: «Così i fan guadagnano con noi»
di Mattia Marzi
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Giovedì 3 Giugno 2021, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 09:45

Icone di più di una generazione, cantautori, ma anche imprenditori: gli Zero Assoluto si quotano alla borsa musicale. Mentre si preparano a celebrare la loro storia con un album che conterrà nuove canzoni e alcuni successi reincisi con artisti di nuova generazione (lo hanno anticipato negli ultimi mesi il duetto con Gazzelle su Fuori noi e i singoli Cialde e Astronave, altri usciranno da qui al prossimo autunno), interrompendo così un silenzio discografico che dura dal 2016, le voci di Svegliarsi la mattina lanciano unimportante operazione mai tentata da un big del pop italiano. Impegnati in questi anni in riusciti progetti imprenditoriali nell'ambito della comunicazione e del digitale (il primo con One Shot, agenzia che lavora con le webstar più importanti d'Italia; l'altro con Mkers, azienda leader dell'eSport), i 43enni Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi mettono in vendita le quote editoriali di parte del loro catalogo attraverso la partnership con ANote, start up fondata a Lussemburgo nel 2018 - da due italiani e un belga - che si occupa di investimenti in royalties musicali.

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Fate come Bowie, che nel 1997 ebbe l'intuizione di emettere obbligazioni sui diritti d'autore sui suoi album, raccogliendo la bellezza di 55 milioni di dollari?
«No, qui i bond non c'entrano. È un'operazione diversa: con l'aiuto delle criptovalute vendiamo le quote editoriali dei nostri successi ai fan, che ne diventano proprietari e di conseguenza riceveranno periodicamente i pagamenti delle royalties dalla Siae per i passaggi radiofonici e gli ascolti sulle piattaforme in streaming».
E le vendite dei dischi?
«Quelle incidono meno. I nostri album probabilmente nemmeno si trovano più nei negozi. L'ultimo risale a cinque anni fa».
Che garanzie date ai potenziali investitori, allora?
«Parlano i dati relativi al diritto d'autore generato dal nostro catalogo negli ultimi tre anni: una media di 41.480 euro all'anno e 39.988 solo nell'ultimo. Con una valutazione totale di 579.027 euro. Le nostre canzoni continuano a riscuotere successo anche tra le nuove generazioni».
Di quali dischi venderete le quote editoriali?
«Sotto una pioggia di parole, l'album del 2009 contenente Grazie e la hit Per dimenticare, che su Spotify è vicina ai 30 milioni di ascolti. E poi Di me e di te, uscito cinque anni fa: con la canzone che diede il titolo all'album tornammo in gara a Sanremo dopo dieci anni e vincemmo il Disco d'oro».
Ma come funziona? Chi può acquistare le quote?
«Chiunque: sul sito di ANote abbiamo già ricevuto migliaia di offerte. Le vendite andranno avanti fino all'8 luglio. Le quote di questo 15 per cento del nostro catalogo, pari a un valore complessivo di 87 mila euro, valgono 8,7 euro ciascuna. Il valore delle azioni, e quindi il guadagno dell'investitore, aumenterà all'aumentare del successo del catalogo in termini di streaming, passaggi radiofonici e altro. Le quote editoriali diventano vere e proprie azioni: gli investitori possono anche vendere e scambiarle con altri investitori. Non stai comprando una stella, come fanno alcuni: ma parte di una canzone che rende e ti permette di guadagnare in base all'investimento».
Negli Usa quello dei cataloghi musicali è diventato negli ultimi tempi un vero e proprio marketing. Da Bob Dylan a Neil Young, passando per Stevie Nicks: anni e anni di musica in vendita. La differenza rispetto alla vostra operazione qual è?
«Non è una società ad acquistare il catalogo: c'è una condivisione finanziaria inedita che vede più persone diventare co-proprietarie dei diritti. E poi ci sono di mezzo le criptovalute».
Sembra fantascienza.
«E invece è realtà.

La tecnologia ha introdotto nuovi canali attraverso i quali è possibile guadagnare, come questo. Oggi un artista può investire su se stesso sperimentando e noi lo stiamo facendo. Vediamo cosa succede».

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