Roma, due Stati in una città e il Giubileo a fare da locomotore

Potere temporale e potere spirituale sono parte di un unico cuore che rende Roma metropoli di accoglienza, orgoglio e vanto per tutti

San Pietro in Vaticano
di Franca Giansoldati
5 Minuti di Lettura
Sabato 17 Giugno 2023, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 19 Giugno, 07:07

Il percorso compiuto dall’unità d’Italia ad oggi, passando da due Concordati, i Patti Lateranensi del 1929 e la successiva Revisione del 1984, per approdare alla collaborazione piena dei giorni nostri, è stato lungo e complesso. Roma e il Vaticano pur restando due entità ben distinte contribuiscono insieme al bene comune.

Lo dimostrano gli eventi internazionali, gli scambi ufficiali e quelli dietro le quinte, le iniziative, le prospettive all’orizzonte. Il potere temporale e quello spirituale tessono relazioni quotidiane. Nel reciproco rispetto affrontano un’eredità storica e culturale immensa. «Roma è divenuta meta e simbolo per tutti coloro che, riconoscendola come Capitale e centro del cattolicesimo, si sono incamminati verso di essa per ammirarne i monumenti e le tracce del passato, ma anche per venerare le memorie dei martiri, per celebrare le principali feste dell’anno liturgico e per i grandi pellegrinaggi giubilari» ha detto Papa Francesco in occasione del centocinquantesimo anniversario di Roma Capitale d’Italia.

Lo sviluppo economico legato al Giubileo

In questa ottica il Giubileo alle porte non può che essere valutato come un evento chiave, un passaggio storico inclusivo, simbolico e bipartisan, capace di rafforzare l’anima della città, il suo cuore pulsante, oltre che lo stesso tessuto economico. Del resto è storicamente provato che quando la Capitale d’Italia gode di un buon periodo, di riflesso tutto il resto del Paese ne beneficia, il suo apporto positivo di guida politica e morale fa da traino alla visione d’insieme. È dal 1300, quando fu indetto da Bonifacio VIII il primo Anno Santo della storia, che i Giubilei si sono intrecciati con la città e, più in generale, con la sua struttura urbana. La hanno plasmata, alimentata con speranza, che come diceva Charles Peguy è la virtù più piccina ma forse la più potente.

Questo evento di massa ha sempre fatto affluire a Roma milioni di pellegrini da ogni parte del mondo, mettendo in moto una formidabile carica positiva che si è poi tradotta anche in sviluppo sociale e culturale.

La Città Eterna resta un faro nel mondo, nessun’altra metropoli in Europa la eguaglia. I pontefici – da Pio XII in poi - hanno più volte rimarcato quanto la parte temporale e quella spirituale siano in realtà quasi simbiotiche: certo, sfere ben separate, ma in realtà parti pulsanti di un unico cuore. Roma resta la testimonianza vivace di una storia plurimillenaria che, accogliendo il cristianesimo, è diventata una metropoli unica e speciale. Motivo di orgoglio per tutti. San Giovanni Paolo II nel corso del suo lunghissimo pontificato di Giubilei ne volle indire due, uno speciale nel 1983 e l’altro nel 2000, il Grande Giubileo che fece registrare l’ingresso di 25 milioni di pellegrini (fonte agenzia italiana del turismo).

La Capitale faro per l'accoglienza 

La Capitale è stata un faro per l’accoglienza, per lo spirito di pace e la collaborazione tra tutte le sue anime e questo ha portato di riflesso frutti alla nazione. In termini di immagine, di prestigio e, perché no, di natura economica. I visitatori spesero qualcosa come 250 milioni di euro (400 miliardi di lire di allora) solo per magliette e gadget vari. Il fatturato della Capitale, nel 2000, registrò benefici per 2 miliardi di lire in più rispetto all’anno precedente. Il Pil ha segnato un + 2,9% benché, naturalmente, solo una piccola parte sia imputabile al Giubileo. Nessuno però ha mai messo in dubbio la dinamica virtuosa. La disoccupazione, per esempio, scese di un punto percentuale passando da 11,5% a 10,4% con quasi 200 mila posti di lavoro in più. Papa Francesco ritiene «decisivo che Roma si mantenga all’altezza dei suoi compiti e della sua storia, che sappia anche nelle mutate circostanze essere faro di civiltà e maestra di accoglienza, che non perda la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare e far sentire ciascuno partecipe a pieno titolo di un destino comune». Lo ha detto quando andò in Campidoglio, nella sua storica visita ricordando come la Cupola michelangiolesca e il Colosseo siano i simboli di «una vocazione universale, portatrice di una missione e di un ideale adatto a valicare i monti e i mari, e ad essere narrato a tutti, vicini e lontani, a qualsiasi popolo appartengano, qualsiasi lingua parlino e qualunque sia il colore della loro pelle».

Dopo avere indetto il Giubileo sulla Misericordia nel 2015 papa Bergoglio ora si prepara ad aprire la Porta Santa nel 2025. Sfera teologica e crescita umana saranno per vocazione di nuovo al centro. Il richiamo ai credenti parlerà di una pratica cristiana che si riflette sul tessuto comune, ampliandolo ai non credenti, aiutando il Paese intero e il mondo a guardare l’orizzonte con maggiore fiducia. Lo racconta bene la storia dei Giubilei che si sono succeduti nel corso del XX secolo, soprattutto a partire dal 1950 quando l’Italia cominciava a riprendersi dalla guerra. Pio XII rispecchiò l’avvio di una internazionalizzazione di Roma, lavorando di concerto con l’Italia laica. Erano tempi complicati eppure il risultato generale ha favorito l’espansione dell’immagine della Città Eterna. Difficile poi dimenticare il ruolo del Concilio Vaticano II (1962-1965). Coincise con un’Italia che si lasciava alle spalle l’incubo della distruzione, del fascismo e dell’occupazione nazista e con uno spirito tutto nuovo si apprestava a ricostruire sé stessa. In questa cornice fede e sviluppo ancora una volta sono andati a rafforzarsi a vicenda permettendo alla Capitale di brillare come spazio universale, cattolico ed ecumenico, di dialogo e di pace. Basterebbe solo dare una scorsa alle bellissime cronache conservate negli archivi del nostro giornale. Il balzo di quegli anni veniva accompagnato non solo da un progressivo miglioramento generale delle condizioni di vita, sostenuto dalla crescita dei consumi privati, ma da uno spirito nuovo intriso di grande speranza. Il 2025 replicherà questa eredità con orgoglio comune.

© RIPRODUZIONE RISERVATA