Eurovision Song Contest 2023, scaletta e dove vederlo: tutto quello che c'è da sapere. Mengoni: «Il mio urlo per la pace»

Lunedì 8 Maggio 2023, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 20:18

L'Italia tifa Mengoni

«Questo è un mondo magico e fantastico», sorride Marco Mengoni in collegamento Zoom dal camerino della Liverpool Arena. Il cantautore laziale - è di Ronciglione, in provincia di Viterbo - torna a rappresentare l’Italia all’Eurovision a distanza di dieci anni dalla partecipazione con “L’essenziale”. All’epoca si classificò settimo. Quest’anno parte da ottavo ai nastri di partenza, secondo la media delle quote delle principali agenzie di scommesse. Il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo ha appena terminato le prove in vista dell’esibizione di sabato con “Due vite” (l’Italia è finalista di diritto, insieme ai rappresentanti dei paesi che fondarono l’Ebu, il network delle emittenti radiotelevisive europee, la Francia, la Germania, la Spagna, il Regno Unito e anche ai vincitori in carica dell’Ucraina): «Sul palco proverò a portare in scena il senso della mia canzone, che parla di una relazione tra conscio e inconscio, tra il mondo del sogno e quello della verità. Ho arruolato lo studio creativo londinese Black Skull, già al mio fianco per le tournée, e Yoann Borgeois, perfoermer, direttore artistico e acrobata di fama internazionale (ha collaborato con Harry Styles, Pink, Coldplay, Selena Gomez, Missy Elliot e FKA Twig, ndr)». Della gara, dice Mengoni, gli interessa relativamente: «Rispetto a dieci anni fa - racconta - mi sto divertendo di più. La sto vivendo meglio, con meno pressione e più voglia di godermela. Ora c'è più esperienza e so gestire meglio l’emotività. Mi sarebbe piaciuto andare a Kiev: avrebbe voluto dire che la guerra era finita. La musica a suo modo è un mezzo di pace e amore ed essere uniti qui significa comunque mandare un messaggio di pace, urlarlo». “United by music” è il sottotitolo di questa edizione, che avrebbe dovuto svolgersi a Kiev dopo la vittoria dello scorso anno a Torino della Kalush Orchestra ma che alla fine, a causa della guerra, sarà ospitata dal Regno Unito (per la nona volta).

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