L’ha conosciuta in una palestra nel quartiere Appio Latino: lei una giovane cliente, lui il proprietario. E ha cominciato a corteggiarla. Peccato che lui, all’epoca, avesse già 47 anni e lei solamente 14. Tra i due è iniziata una relazione sentimentale che è durata più di due anni. Una relazione che, secondo gli inquirenti, alla ragazzina è stata imposta: affetta da un disturbo di personalità, l’adolescente sarebbe stata soggiogata da quell’uomo più grande, che ha approfittato della condizione di inferiorità della vittima. Due giorni fa è stato condannato a 6 anni di reclusione con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Una sentenza arrivata al termine dell’udienza preliminare e che tiene conto dello sconto di pena previsto dalla scelta del rito abbreviato. Dalle indagini della pm Maria Gabriella Fazi è emerso che la relazione tra la ragazzina e il titolare della palestra è andata avanti dal 2015 al 2017 ed è iniziata quando la vittima aveva addirittura meno di 14 anni.
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L’IMPUTAZIONE
Nel capo di imputazione si legge che l’uomo, approfittando del disturbo della ragazzina, l’avrebbe convinta «a compiere atti sessuali».
Il cinquantacinquenne era stato arrestato e in quell’occasione, ascoltando la vittima con l’assistenza di uno psicologo, gli inquirenti avevano scoperto la relazione con il proprietario della palestra. La ragazzina inizialmente difendeva l’uomo, sosteneva si trattasse di un rapporto consensuale. Grazie a un percorso di terapia è riuscita a ricostruire quelli che, in realtà, come ha sottolineato il magistrato erano veri e propri abusi, messi in atto su un’adolescente che si trovava in una fase problematica della vita.
L’APPROCCIO
L’uomo aveva iniziato con approcci apparentemente inoffensivi, poi era passato a complimenti sempre più espliciti e aveva anche cominciato ad allungare le mani. La relazione era culminata con veri e propri rapporti, consumati per anni. Lui non immaginava che sarebbe stato scoperto, perché era convinto che la quattordicenne, soggiogata, non lo avrebbe mai messo nei guai. Non poteva però prevedere l’altra vicenda sordida e parallela. Le sue giustificazioni e i tentativi di difesa sono stati inutili: la tesi della Procura è stata sposata a pieno dal gup. Due giorni fa l’imputato, oggi cinquantacinquenne, era presente in aula mentre il giudice leggeva la sentenza a suo carico. C’erano anche i genitori della ragazzina.
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