Si parte di mattina, piuttosto presto. All’ingresso di via degli Aromi, dietro la stazione Tiburtina lato Pietralata. Lì dove c’è un’attività di ricambi auto, arrivano le trivelle e i tecnici della società giallorossa. Iniziano così, da ieri, i sondaggi geologici e archeologici che la società giallorossa dovrà portare a termine per poter redigere il progetto definitivo del nuovo stadio da realizzare nell’area di Pietralata.
ORDINE DI ABBATTIMENTO
La trivella, per ora, è impegnata nei carotaggi in via degli Aromi.
LE INDAGINI
Di fatto, quindi, con la giornata di ieri il progetto stadio di Pietralata entra in una fase nuova: dopo alcuni mesi, As Roma dimostra in modo tangibile quanto sempre dichiarato a parole in merito alla volontà concreta di portare a compimento la costruzione del nuovo impianto giallorosso.
Le indagini iniziate ieri - dovrebbero durare circa 3 mesi di tempo - sono necessarie per comprendere cosa si trova nel sottosuolo dal punto di vista dei reperti archeologici. E come è fatto il sottosuolo. Due elementi fondamentali per la progettazione: l’archeologia per evitare rischi di scoperte dell’ultimo minuto e poter collocare il catino dello stadio senza creare interferenze con eventuali reperti, come il fontanile (“castellum aquæ”) di epoca romana. E la geologia per comprendere bene il tipo di sottosuolo, conoscenza necessaria per la progettazione delle fondamenta dello stadio.
Come detto, l’autorizzazione è stata concessa per tre mesi. Potrebbe non essere un tempo sufficiente perché alcuni sondaggi archeologici vanno fatti in aree che non sono nella disponibilità del Comune. Non a caso, la Soprintendenza ha dato l’ok alla Roma ad attendere il completamento di tutta la campagna di scavi, da fare in una serie di aree del quadrante, prima di emanare eventuali prescrizioni sugli edifici da costruire. Ma, in mancanza della possibilità di accedere alle aree non nella disponibilità del Comune, potrebbe essere necessario un supplemento di tempo per completare tutti i sondaggi archeologici.
PROSSIME TAPPE
Terminati i sondaggi geologici e archeologici, i progettisti di As Roma dovranno redigere il progetto definitivo nel quale sarà obbligatorio rispondere alle prescrizioni emesse dalla conferenza di servizi preliminare e tener conto delle evidenze emerse dal dibattito pubblico. Predisposto il definitivo, questo andrà depositato in Campidoglio. I tecnici del Comune, a quel punto, dovranno verificare l’adempimento delle prescrizioni contenute nella delibera di pubblico interesse: dovranno, insomma, verificare che quanto il Comune ha chiesto ad esempio sugli alberi da piantare, sia stato formalmente rispettato. A quel punto verrà predisposto un testo da sottoporre al voto di conferma del pubblico interesse da parte del consiglio comunale, insieme all’assenso dell’Aula alla nomina del rappresentante del Comune alla successiva conferenza di servizi decisoria. Che è la riunione di tutti i diversi uffici di tutti i soggetti coinvolti nel progetto: Ministeri, Regione, Comune, aziende dei pubblici servizi e così via. Vagliato il progetto definitivo dalla conferenza decisoria, la Roma dovrà predisporre il progetto esecutivo, quello che, trattandosi di opera su area pubblica, andrà messo a gara al miglior offerente con il diritto per la società giallorossa di pareggiare l’eventuale migliore offerta. Compiuto questo passaggio, inizierebbero i lavori veri e propri.