Don Coluccia dal pm: «Mi volevano uccidere». Il reverendo sorpreso per la decisione del gip di non riconoscere il tentato omicidio

Il prete antimafia quasi investito a Tor Bella Monaca. L'aggressore è in carcere

Don Coluccia dal pm: «Mi volevano uccidere». Il reverendo sorpreso per la decisione del gip di non riconoscere il tentato omicidio
di Michela Allegri
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Mercoledì 13 Settembre 2023, 06:32 - Ultimo aggiornamento: 06:39

«A Tor Bella Monaca offrono pane e criminalità», ha detto don Antonio Coluccia lasciando la cittadella giudiziaria di piazzale Clodio, stupito per la decisione del giudice che non ha riconosciuto il tentato omicidio a carico del giovane che avrebbe cercato di investirlo, ma già pronto a perdonare il suo aggressore. Il prete antimafia, da anni sotto scorta e vittima due settimane fa di un possibile agguato, è stato sentito dal pm Antonio Clemente e ha ripercorso i fatti dello scorso 29 agosto, quando Sergio Del Prete, 28 anni, in sella al suo scooter T-Max, lo ha quasi travolto mentre stava attraversando la strada passando sulle strisce pedonali. La procura indaga per tentato omicidio, un reato che non è stato però riconosciuto dal gip Paolo Scotto di Luzio che, convalidando l'arresto di Del Prete, ha contestato solo le lesioni e la resistenza a pubblico ufficiale. «Non capisco come mai non sia stato riconosciuto il tentato omicidio - ha detto il sacerdote - stavo attraversando le strisce, lui ha detto qualcosa che non ha capito, io ho fatto un cenno di saluto e poi lui ha accelerato».

IL PERDONO

Ma il sacerdote, che da anni si batte per allontanare dalla strada e dalla criminalità i ragazzi di Tor Bella Monaca, ha già perdonato il suo aggressore. Citando un'enciclica di Papa Giovanni XXIII, ha detto che «non bisogna confondere l'errore con l'errante», che deve essere trattato con umanità e compassione.
Ora Del Prete, che ha precedenti per rapina, detenzione ai fini di spaccio e ricettazione, è detenuto nel carcere di Regina Coeli. È stato ferito a un braccio da un agente della scorta di don Coluccia, che ha sparato due colpi di pistola. Nel sellino del T-Max gli inquirenti hanno trovato armi da taglio. Dalle analisi effettuate in ospedale è emerso che quel giorno l'indagato era sotto l'effetto di cocaina.

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I fatti sono avvenuti in via dell'Archeologia, nel primo pomeriggio del 29 agosto.

Don Coluccia stava facendo una passeggiata della legalità nel quartiere, a Tor Bella Monaca, da anni roccaforte dello spaccio. Aveva in mano il solito megafono, che porta con sé durante tutte le marce pacifiche, per parlare ad alta voce e farsi sentire anche da chi non vuole ascoltare: si rivolge alle persone per strada e soprattutto ai pusher che sostano all'ingresso dei palazzi popolari. All'improvviso, il T-Max guidato dal Del Prete è arrivato vicino all'attraversamento pedonale. Prima si è fermato, poi è partito a tutta velocità. Il sacerdote stava passando sulle strisce e gli agenti della scorta hanno provato a fermare il motociclista, senza riuscirci. Uno è caduto in terra. L'altro ha quindi reagito sparando due colpi di pistola: il primo in aria, il secondo in direzione del ventottenne, che è stato ferito all'avambraccio, mentre il sacerdote è stato fatto salire su un'auto blindata. A quel punto, l'uomo è stato fermato. Sotto alla sella dello scooter gli agenti hanno trovato un coltello e una piccola mannaia. Lui ha continuato a divincolarsi, cercando di fuggire. Prima dell'arrivo dei rinforzi ci sono anche stati attimi di tensione: dalle palazzine popolari alcuni residenti sono scesi in strada e si sono scontrati con i poliziotti. La madre del giovane, invece, urlava di lasciare andare il figlio.

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LE INDAGINI

Le indagini sono ancora in corso. Da chiarire se il ventottenne sia collegato con chi da tempo ha preso di mira don Coluccia, che ha riferito agli investigatori alcuni episodi di intimidazione violenta avvenuti in passato nei suoi confronti. Ha raccontato di avere iniziato anni fa le passeggiate per la legalità nel quartiere, «anche dentro le piazze di spaccio. In questi cammini di comunità si alimenta la speranza, abbiamo invitato tanti ragazzi a rifarsi una vita». Ma ha detto anche di avere subito molte minacce, «nelle piazze di spaccio sono all'ordine del giorno, perché tocchi i soldi che si fanno e Roma, purtroppo, vive del narcotraffico».
 

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