Don Coluccia, dietro l'attentato al prete l’ombra del mercato della droga: ipotesi del blitz su commissione

Fermato l’autore del raid al parroco: un 28enne con precedenti per spaccio

Don Coluccia, dietro l'attentato al prete a Tor Bella Monaca la pista dei clan napoletani
di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 01:43

Perché gli avete sparato?». La mamma di Sergio Del Prete, il ventottenne che ieri pomeriggio ha tentato di investire Don Antonio Coluccia durante la marcia per la legalità a Tor Bella Monaca, è disperata e inveisce contro la polizia. Ma chi è suo figlio e perché in sella al suo scooter ha puntato dritto contro il sacerdote che da anni si batte per restituire legalità e dignità alle periferie di Roma in balìa dei signori della droga e dello spaccio? Non un criminale di spicco: il suo curriculum di bandito di strada annovera precedenti per stupefacenti e reati contro il patrimonio. Da tempo con la mamma bielorussa non vive più, la sua casa ormai sono le panchine e gli scantinati dei palazzoni popolari. Mescolato come un fantasma tra i pusher al soldo dei clan napoletani che qui si annidano come corvi a ogni angolo: in primis a quello dei Vallante di cui frequentava la piazza. 

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ALCOL E DROGA

Per molti Sergio Del Prete è una specie di “lupo solitario” ma con la testa calda, rovinata dalla coca e dall’alcol. «Potrebbe fare di tutto, basta un nulla per accendere la miccia. E qualcuno potrebbe averlo aizzato e spinto a scagliarsi contro il sacerdote», raccontano tra le Torri. Un gesto improvviso o un’azione premeditata? Gli agenti della Squadra mobile stanno cercando di dipanare il rebus. Di certo di nemici Don Coluccia ne ha tanti. Al Laurentino 38 mentre giocava con i bambini a pallone per toglierli dalla strada, dai “ponti” gli hanno lanciato contro bombe carta. Al Quarticciolo un grosso masso scagliato dalle finestre non lo ha centrato per un soffio. E a Tor Bella, per lui, non sono mancati insulti e scritte infamanti. 

 

LA MANNAIA

Sergio Del Prete sotto la sella del suo T-Max nascondeva una mannaia, pronto a usarla per difendersi e per farsi rispettare. Quando ieri ha incrociato Don Coluccia, ha puntato spavaldo, senza paura, contro di lui che attentava al suo “lavoro”. Adesso, però, gli inquirenti vogliono capire se il suo sia stato un gesto su commissione. Non estemporaneo. Spinto da quei rampolli dei clan che non avrebbero esitato a utilizzarlo come strumento per neutralizzare il sacerdote anti-spaccio. Don Coluccia con la sua scorta era arrivato nel primo pomeriggio in via dell’Archeologia. Da mesi non mancava di tornare a d accendere i riflettori sulle Torri abbandonate e in mano ai pusher. Ieri, la sua presenza, però, ha dato fastidio più che mai. Sergio Del Prete era con un gruppo di ragazzi fino a poco prima. Con loro ha visto Don Coluccia impugnare il suo megafono, inveendo contro gli spacciatori. Lo ha seguito per un po’, poi l’accelerata decisiva. Quell’uomo con la tonaca ce l’aveva, di fatto, con il loro “lavoro” e il loro mondo. Una ragione più che sufficiente nella testa di piccoli boss logorata da sostanze e guai con la legge per farlo fuori.

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