Don Coluccia: «So di dare fastidio ai clan, ma torno a Tor Bella Monaca. C’è brava gente da salvare»

«È stato tutto molto veloce, ha accelerato come per investirmi e l’operatore di scorta che mi era accanto mi ha spinto. Sono stato chiuso in un’auto blindata»

Don Coluccia: «So di dare fastidio ai clan, ma torno a Tor Bella Monaca. C’è brava gente da salvare»
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 31 Agosto 2023, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 06:40

«Non mi fermo, stiamo smaltendo tutto quello che abbiamo visto». In quella che Don Antonio Coluccia chiama “crack-house”, un posto dove si vende e si consuma droga senza soluzione di continuità. Tra i civici 38 e 40 di via dell’Archeologia, nella “pancia” di Tor Bella Monaca, proprio lì dove Sergio Del Prete, 28 anni, pluripregiudicato ha provato martedì pomeriggio a investirlo.

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Don Coluccia, partiamo da qui come se fosse un fotogramma: cosa è successo l’altra sera?
«Ero lì come faccio di solito, stavo parlando con qualche persona che mi ripeteva la necessità di dormire la notte e di avere maggiore sicurezza perché molti cittadini sono in balia degli spacciatori. Poi ho cercato di attraversare sulle strisce pedonali per passare dall’altro lato della strada e nel mentre è arrivato questo scooter che quando mi ha visto sulle strisce e si è fermato. Ha detto qualcosa che io non ho compreso e ho fatto un cenno di saluto».
 

Il casco indossato dall’uomo non era integrale? 
«Il casco credo fosse di quelli normali».
 

Poi?
«È stato tutto molto veloce, ha accelerato come per investirmi e l’operatore di scorta che mi era accanto mi ha spinto. Sono stato chiuso in un’auto blindata». 
 

Da quanto tempo fa queste passeggiate per la legalità a Tor Bella Monaca?
«Da anni, anche dentro le piazze di spaccio: in questi cammini di comunità si alimenta la speranza, abbiamo invitato tanti ragazzi a rifarsi una vita».
 

Quanti ragazzi ha strappato via dalla strada?
«Ne ho visti passare tanti. E ho visto che molti sono riusciti a uscirne ma altrettanti restano in questa spirale di Tor Bella Monaca. Come mi disse un giovane “è il girone dell’inferno”».
 

Sono in corso le indagini ma lei che ormai conosce determinati ambienti, ritiene possibile che qualcuno abbia mandato quest’uomo per intimorirla o farle del male?
«Questo lo devono dire gli organi inquirenti ma è chiaro che l’atteggiamento di questo ragazzo deve essere attenzionato perché se uno vuole semplicemente passare attende che una persona attraversi la strada. Perché altrimenti questa aggressione come un agguato? Può sorgere qualche dubbio».
 

Nel corso della sua vita ha ricevuto minacce?
«Molte, purtroppo. Le minacce nelle piazze di spaccio sono all’ordine del giorno perché tocchi i soldi che si fanno e Roma purtroppo vive del narcotraffico».
 

Lei è in strada da tempo, non reputa che sia pericolosa la sovraesposizione?
«Credo che Gesù Cristo sia venuto non per i sani ma per i malati, credo che in questi luoghi vada portato il messaggio della salvezza che è possibile e io devo fare la mia attività pastorale. Questi territori non possono essere territori “franchi” dove non si può entrare. La città di Roma è particolare, quando parlo di San Basilio, Quarticciolo e Tor Bella Monaca parlo di una “triade” criminale, di interessi, di welfare criminale dove le persone che vi abitano, soprattutto i bambini, perdono il diritto di scelta. Quello che cerco di fare io è sensibilizzare, in questi anni ho visto piangere molte persone. Si tratta di brava gente, che vive in questi quartieri e che va a lavorare, persone che prendono i mezzi pubblici e si alzano presto per tornare tardi a casa».
 

Cosa l’ha spinta a investire la sua vita in questo modo?
«Un sacerdote mi disse “ricorda: i ragazzi che sono buoni ti vengono dietro, quelli che sono in preda alla droga li devi andare a cercare”. Ho visto gente morta in strada, ho visto come si banalizza la vita. In questa città adesso si spara facilmente».
 

Cosa si dovrebbe fare in questi quartieri?
«C’è bisogno di un intervento di Stato».
 

Come si dovrebbe articolare questo intervento?
«In due modalità: la prima, come stanno facendo già le forze dell’ordine, con le indagini e la seconda invece è con la cultura della bellezza. Ovvero pulire le aiuole, raccogliere la spazzatura, togliere il degrado. Se noi lasciamo vivere queste persone nel degrado e nell’abbandono quali saranno i loro valori?».
 

Da quanti anni è sotto scorta?
«Da almeno cinque anni, ho sempre denunciato il traffico di droga nella Capitale, ci sono delle zone che fanno paura. Molte madri temono per i propri figli e in questo momento nella Capitale c’è una criticità. In questi quartieri c’è tanto bene, ci sono tante realtà, tanti parroci». 
 

Come lavora con i parroci di questi quartieri?
«Cerco di non esporli ma quando c’è qualche situazione particolare mi interfaccio con loro. Ai clan do fastidio perché quando io mi fermo in questi territori per tanti che ringraziano ce ne sono altri che ti sfidano perché stai fermando i loro sporchi affari».
 

Quando tornerà a Tor Bella Monaca?
«Subito (già ieri sera una nuova passeggiata ndr), porterò avanti la mia pastorale ordinaria».

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