È stato lo scoglio che l’estate scorsa ha fatto naufragare l’asse tra Pd e Movimento 5 stelle. Il muro contro cui – sempre per l’ostilità grillina – ha finito per schiantarsi il governo Draghi. Ed ecco che, dieci mesi dopo, il termovalorizzatore di Roma rischia di spaccare anche i dem. Divisi tra chi si schiera con il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri, che dell’opera è il commissario straordinario, e chi, invece, punta a rimettere tutto in discussione. Con la leader Elly Schlein che, per il momento, preferisce il silenzio. Consapevole che quella dei rifiuti di Roma potrebbe essere la prima vera grana sul cammino della sua segreteria.
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«ERRORE»
A far tornare il tema al centro della discussione al Nazareno ieri ci ha pensato il presidente dem Stefano Bonaccini.
Contraddizioni che, sia i Cinquestelle da un lato, che Verdi-Sinistra dall’altro, ora sono determinati a stanare, con una polpetta avvelenata pronta per essere gettata in pasto ai dem. Un ordine del giorno firmato dal capogruppo grillino a Montecitorio, Francesco Silvestri, da agganciare al decreto Pnrr. Obiettivo: chiedere di fermare l’impianto capitolino e revocare i poteri straordinari del sindaco Gualtieri. Un odg analogo, poi, è stato annunciato anche dal verde Angelo Bonelli. Ed ecco che i dem, in assenza di indicazioni dai vertici, rischiano di spaccarsi in Aula, tra voti contrari (il partito, del resto, con l’ex segretario Enrico Letta era fermamente schierato per il sì all’opera) e prevedibili astensioni.
LA SPACCATURA
Chi è vicino a Schlein, per ora, fa sapere che il nodo verrà sciolto alla prima riunione della segreteria, in calendario per venerdì. E pazienza se potrebbe essere tardi: il decreto Pnrr con relativi ordini del giorno approderà in Aula per l’approvazione due giorni prima. Una patata bollente che la segretaria si troverà comunque a dover maneggiare, anche se si riuscisse a disinnescare la mina del voto. Perché tra i dem c’è chi, come Paola De Micheli, è intenzionato a chiedere conto di quale sia la linea del nuovo Pd sul termovalorizzatore (tema su cui «serve una sintesi», insiste). E non è l’unica.
Perché se da un lato parecchi dei supporter interni della nuova leader caldeggiano un avvicinamento ai Cinquestelle sul fronte rifiuti, molti altri esponenti vicini alla segretaria sono rimasti fedeli alla vecchia linea pro-impianto. Dalla deputata romana Michela Di Biase, da sempre schierata a favore dell’opera, fino al capogruppo in Senato Francesco Boccia. Che l’estate scorsa dichiarava, categorico: «Essere contro il termovalorizzatore, a Roma, vuol dire non guardare la realtà ma mettere i paraocchi». Chissà se riuscirà a convincere anche Schlein.