Rugby Capitolina, la missione in Africa dell'under 23: «Vogliamo aiutare i bambini che non hanno nulla»

"La nostra missione è aiutare il prossimo"

L'estate speciale dei rugbisti in Africa per aiutare i bambini: la missione dell'under 23 della Capitolina
di Marco Pasqua
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Martedì 9 Agosto 2022, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 15:20

Mentre molti loro coetanei sono partiti alla volta delle spiagge sempre fashion di Mykonos e della Sardegna, oppure quelle laziali di Ponza, Tommaso e i suoi compagni hanno scelto un viaggio sicuramente più impegnativo. Dopo mesi di preparazione, eventi organizzati per promuovere raccolte fondi, hanno riempito i loro zaini di amore e buona volontà e sono partiti prima alla volta del Rwanda dove sono stati alla fine di luglio e poi del Togo, dove un gruppo più nutrito si tratterrà fino alla metà di agosto. Un viaggio che ha riunito una ventina di giovanissimi, tra i 18 e i 23 anni di età, tutti di Roma Nord, metà dei quali militano nell'Unione Rugby Capitolina. C'è il capitano della prima squadra, Francesco Ragaini, e poi i talenti Andrea Faccenna, Francesco Mione, ma anche Livio Romano, Marco Montuori, Federico Severino e Valerio Nasso. «Un viaggio unico racconta Tommaso Pavolini, che è alla sua ottava esperienza in Africa che ci ha permesso di aiutare chi non ha davvero nulla».

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Rugby Capitolina, la missione dell'under 23 in Africa


A promuovere la missione di solidarietà è stata l'associazione di cui i ragazzi fanno parte, la Luconlus, in memoria di Luca Grisolia, morto a 39 anni, nel 2006, dopo aver combattuto contro un tumore. «Era un padre affettuoso, con tre figli amatissimi, uno sportivo leale, d'altri tempi», viene ricordato da chi ha fondato l'associazione umanitaria senza fini di lucro.

Subito dopo la sua scomparsa, un gruppo di compagni di classe decide di unire le forze. «Con Luconlus vogliamo fare qualcosa, dare una mano al prossimo, aiutare i più deboli. E' il testimone di Luca che vogliamo portare nel mondo», spiegano. E così, ecco che in Rwanda, a Nyanza, è stato realizzato il Gihisi Sport training center, che ruota attorno ad un campo da calcio: «Il Paese è stato per anni teatro di una guerra civile atroce, soprattutto ai danni dei bambini; vedere oggi quei bambini poter correre e giocare è una speranza concreta di pace, un nuovo corso per questo Paese meraviglioso», dicono i ragazzi.

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Un progetto che regala amore

«La gioia di questi bambini che ci accolgono dice Tommaso Pavolini è unica. Ci abbracciano e ci sorridono, pur non avendo nulla». Ma la cosa importante è che, progetto dopo progetto, l'associazione sta conquistando altri giovani: «Riceviamo molte richieste da nostri coetanei racconta Tommaso che chiedono di unirsi a noi. E questo è un bellissimo segnale». Adesso il gruppo si trova nel villaggio di Sodja-kope, in Togo: qui ha appena terminato la realizzazione di un pozzo, e sta iniziando a creare un sistema di illuminazione stradale. «Siamo stati accolti nella missione, formata da due italiane racconta ancora Tommaso che vivono qui dal 2013. Hanno creato una sorta di casa dei volontari, dopo aver realizzato degli edifici scolastici». Difficile pensare al ritorno a Roma, quando si è circondati dall'affetto e dalla gratitudine di questi piccoli. Ma nella capitale ci sono molti altri progetti, che vedono coinvolti questi giovani volenterosi. A partire dalla Spesa sospesa, nata durante la pandemia: i ragazzi raccolgono generi alimentari e li distribuiscono alle famiglie bisognose. «Le nostre raccolte fondi sono importanti aggiunge ancora Tommaso perché poi vediamo concretamente impegnati i soldi che le persone ci hanno donato».

 

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