Non è una semplice strigliata: quella che l'Autorità nazionale Anticorruzione (Anac) riserva al Campidoglio sul Ponte della Scafa è letteralmente una frustata. E, da quanto Il Messaggero ha ricostruito, ha girato le carte alla Procura regionale della Corte dei Conti per un'analisi sul danno erariale. Parliamo del progetto di costruire un nuovo Ponte della Scafa, fra Ostia e Fiumicino, che sostituisca quello vecchio realizzato nel 1950. Le procedure sono iniziate nel lontanissimo anno 2002 e, 20 anni dopo, non solo non si sono concluse ma sono praticamente ancora da iniziare. E l'Anac - delibera 849 del 21 dicembre scorso - non usa mezzi termini: gestione dell'appalto «ben lontana dai principi di efficienza, efficacia, tempestività, trasparenza e correttezza».
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E, ancora, «i lunghi tempi ad oggi impiegati nella gestione dell'intervento sono da ritenersi ancora più gravi se si considera che l'opera era stata ritenuta necessaria e urgente per risolvere una situazione di pesante congestionamento del traffico locale».
LA PISTA CICLABILE
E qui si inserisce la pista ciclabile, pallino dei grillini. A marzo 2020 il Comune chiede all'impresa vincitrice dell'appalto di presentare un pre-progetto adeguato per fondazioni e ciclabile. Costo in aumento del 40% e progetto consegnato a giugno e poi integrato a novembre 2020. Come Il Messaggero ha raccontato ieri, però, a questo punto i pareri che erano stati resi dai Ministeri nel progetto 2009 non sono più validi. Per cui, si ricomincia con una nuova conferenza di Servizi al quale, a parte il Comune di Roma, vengono invitati dodici soggetti fra autorità varie, soprintendenze, parchi, Comune di Fiumicino e via dicendo. Una sequenza di stop and Go che, speriamo, giunga a conclusione magari inserendo l'opera fra quelle da fare per il prossimo Giubileo.