​Piazza della Repubblica diventa una discarica. I residenti: «Uno scempio»

Piazza della Repubblica diventa una discarica. I residenti: «Uno scempio»
di Stefania Piras
3 Minuti di Lettura
Giovedì 20 Giugno 2019, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 17:52

Ore 23 e 30, una coppia di turisti allunga il passo e si tappa il naso con un fazzoletto per raggiungere l’ultimo taxi disponibile su piazza della Repubblica. Corrono quasi. Intorno è solo deserto, solo una enorme macchia nera di grasso incollata alla strada e il rumore dei mezzi che per conto dell’Ama trasferiscono da un camion all’altro i rifiuti delle utenze non domestiche. «Sì, ci mancava anche questa: siamo diventati un sito dove avviene il trasbordo dei rifiuti: roba da matti», dice Angelo Mantini, presidente del comitato Riapriamo Repubblica. 

La coppia di turisti nel frattempo è fuggita. Avevano mangiato nel ristorante che dà sulla piazza (cena guastata dai miasmi) e avevano letto che lì vicino c’è Castroni, negozio rinomato per autentici souvenir gourmet. Castroni sta chiudendo. Hanno trovato invece la vergogna di piazza Repubblica dove la metro è chiusa da sette mesi e quindi i mezzi della raccolta differenziata possono ben sostare lì e fare quel che fanno a Ponte Malnome. Solo che qui siamo accanto alle Terme di Diocleziano e davanti alla chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Martiri come i commercianti della piazza guidati da Mantini. 

«Non siamo mica a Malagrotta!», dice. Ogni giorno incrociano le dita sperando che riapra la metro. E magari riaccenderanno anche la fontana che è spenta - «Ma l’assessore Gatta non ci risponde in merito» - e se sono proprio fortunati anche il trasbordo dei rifiuti lo faranno in un luogo più consono. Dal Campidoglio per ora è arrivato l’input a riorganizzare la dislocazione dei cassonetti in città, cioè spostare quei pochi bidoni che rimangono semivuoti nelle zone dove invece i marciapiedi sono invasi. 

Il titolare della casina Esedra, storico chiosco di Repubblica dal ‘39, Franco Soccorsi, diventa rosso per la rabbia quando parla del pattume. «La mattina trovo i resti dell’immondizia sbocconcellata dai gabbiani, in più da tre mesi (e mostra le foto risalenti al 24 marzo scorso, ndr) vengono i tir a caricare e scaricare rifiuti, e dobbiamo subirci la propaganda delle multe agli zozzoni? Quindi si dovrebbero multare da soli», dice. Prima quell’attività veniva sbrigata a Testaccio, in una zona dove ora hanno aperto dei cantieri. Il sito alternativo? Incredibile ma vero: Piazza Repubblica. A presidiare il chiosco Soccorsi ha piantato da poco un giovane cipresso donato da un’associazione. I vigili gli hanno detto che senza autorizzazione le nuove piantumazioni non sono permesse. E però quei vigili non hanno controllato le autorizzazioni dei sacchi ammonticchiati sotto le colonne di piazza Esedera lì da quattro giorni. E non hanno verificato la cittadinanza abusiva dei liquami oleosi dell’immondizia che sfrigolano di giorno sotto il sole e di notte tornano pasta dura e gommosa che si incolla alle suole dei passanti.

L’ANGURIA E LA PUZZA
La sera è puro malessere. Il trasbordo può avvenire dalle 20 all’una di notte. C’è un venditore di fette d’anguria che fissa il vuoto, immobile, aspettando la sinapsi fortunata: estate, vacanze romane, arsura, cubetti di cocomero gelati e croccanti, il marmo opalescente della piazza che sovrasta lo sguardo e ti fa dire «Sono a Roma». Ma il link è inattivo, non si accende, è mortificato dai tir accesi, i sacchi neri che vanno su e giù dagli scivoli posteriori dei camion, la puzza che si spande con zaffate prepotenti. Il venditore triste non si noterebbe nemmeno, è inserito dentro il quadretto del trasbordo rifiuti come una vignetta della settimana enigmistica, «Trova l’intruso». E l’intruso è lui, sono i turisti che sognano Roma e non la trovano. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA