La Diva è stata raggirata. L'amico manager avrebbe approfittato della sua vulnerabilità. È rimasta ferma la ricostruzione della Procura su come una fetta del patrimonio di Gina Lollobrigida sia stato alleggerito in pochi anni di almeno tre milioni di euro. Da quando il ventenne Andrea Piazzolla, ora trentadueenne, è riuscito a entrare nelle grazie della star, trasformandosi da confidente ad amministratore del suo immenso tesoro. Una vita nel lusso per il giovane, mentre il resto della famiglia della Lollo veniva allontanata e persino sfrattata. Circonvenzione di incapace: il pm Eleonora Fini, decisa a portare a processo Piazzolla, ha focalizzato il reato dietro agli ammanchi. E per il manager ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio.
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I magistrati hanno trovato una Ferrari F12 ispirata alla vecchia Testa Rossa a lui intestata e una raffica di bonifici a cinque zero riversati sui conti correnti dei genitori. Una casa e due alberghetti di proprietà Lollobrigida, a un passo da piazza di Spagna, venduti e i conti della società svuotati. Le manovre economiche, che avrebbero portato allo sperpero del patrimonio, sarebbero state compiute, nel quinquennio tra il 2013 e il 2018. A pesare sul processo al giovane manager è stata una perizia psichiatrica sull'attrice effettuata nell'estate 2017. Gina Lollobrigida, aveva scritto lo psichiatra forense Massimo Di Genio, «pur senza sconfinare in una condizione di infermità mentale, presenta una personalità con caratteristiche disarmoniche in cui sono emersi tratti di tipo narcisistico, ossessivo, compulsivo, istrionico e paranoideo».
Nel luglio del 2015 Piazzolla avrebbe venduto tre appartamenti in via San Sebastianello, dietro piazza di Spagna, per la cifra complessiva di 2 milioni e 100 mila euro. Sempre accedendo ai conti della società, l'uomo avrebbe acquistato, mediante bonifici e prelievi di contanti, autovetture di lusso per oltre 800.000 euro, tra cui la Ferrari da 310.000 euro e una Ford Shelby Gt da quasi centomila. Automobili che, secondo gli inquirenti, l'indagato avrebbe rivenduto a stretto giro per versare il ricavato sui conti bancari dei genitori. Il patrimonio della diva comunque ora è stato messo al sicuro. Nel procedimento civile (diverso da quello penale) il giudice tutelare ha nominato un amministratore di sostegno per gestire i beni della diva, anche su questo fronte ritenuta, «non in grado di provvedere alla gestione del suo cospicuo patrimonio».
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