Una corsa contro il tempo: allestire in poche ore un posto di primo soccorso in grado di dare una risposta minima all'utenza bisognosa di cure. Fatto. Gli operatori del pronto soccorso dell'ospedale di Tivoli reso completamente inagibile dal disastroso rogo della notte dell'Immacolata, hanno lavorato senza sosta con le ditte di facchinaggio e gli ausiliari per mettere su un presidio provvisorio a pochi metri dall'ingresso del nosocomio, all'interno della palestra comunale, fino a venerdì, in gestione dell'associazione locale del pattinaggio. Ieri mattina c'erano ancora le macchine asfaltratrici per riparare la pavimentazione stradale che ne dà l'accesso, in modo che le ambulanze possano muoversi senza scossoni per eventuali trasferimenti d'urgenza. Ieri il "posto di primo soccorso" (che è cosa ben differente dal Dea di I livello che era presente nell'ospedale) era già operativo.
REFERTATI
«Dalle 8 di questa mattina - spiegava intorno a mezzogiorno una infermiera - abbiamo già visitato una decina di pazienti, ma finora vengono a bussare alla nostra porta soprattutto coloro che avevano prenotato visite ambulatoriali o esami nell'ospedale centrale e che, ora, non sanno più dove andare».
E già, perché rivolgersi a un posto di primo soccorso rispetto a un "pronto soccorso" è tutt'altra cosa. I sanitari lo sottolineano in continuazione, perché in un caso di infarto in corso, per esempio, rivolgersi a questa struttura provvisoria anziché chiamare un'ambulanza del 118 o precipitarsi in auto in un altro ospedale, potrebbe fare perdere minuti preziosi: vitali. Considerazione che vale anche nei casi di utenti ad "alta intensità", vittime per esempio di incidenti e traumi. Lo sa bene Dimitri Cecchinelli, delegato aziendale Cisl Fp e che, al San Giovanni Evangelista, si occupa dei cosiddetti trasferimenti secondari, ossia i trasporti nelle ambulanze non inserite nella rete dell'emergenza del 118 ma in servizio esclusivo per le necessità interne dell'ospedale. «Per potere garantire comunque una assistenza in caso d'urgenza - spiega - abbiamo qui nel piazzale un centro mobile di rianimazione con anestesista in servizio nelle 24 ore e un'automedica con personale infermieristico». La direzione della Asl 5 chiarisce: «Ovviamente non stiamo parlando di un pronto soccorso, va chiarito alla popolazione, perché servirebbe un ospedale che oggi è inibito». Le attività di assistenza sono state suddivise a livello distrettuale e le degenze, come anche le attività di chirurgia, terapie oncologiche e dialisi, trasferite a Colleferro e Subiaco. I pazienti in dialisi e chi è in cura oncologica viene chiamato uno a uno per essere dislocato.