Ospedale di Tivoli, allestito Pronto soccorso in palestra dopo l'incendio. «Non venite per i casi gravi»

I sanitari hanno gestito le visite urgenti dirottando molti pazienti verso altri istituti

Ospedale di Tivoli, allestito Pronto soccorso in palestra dopo l'incendio. «Non venite per i casi gravi»
di Alessia Marani
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Martedì 12 Dicembre 2023, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 07:03

Una corsa contro il tempo: allestire in poche ore un posto di primo soccorso in grado di dare una risposta minima all'utenza bisognosa di cure. Fatto. Gli operatori del pronto soccorso dell'ospedale di Tivoli reso completamente inagibile dal disastroso rogo della notte dell'Immacolata, hanno lavorato senza sosta con le ditte di facchinaggio e gli ausiliari per mettere su un presidio provvisorio a pochi metri dall'ingresso del nosocomio, all'interno della palestra comunale, fino a venerdì, in gestione dell'associazione locale del pattinaggio. Ieri mattina c'erano ancora le macchine asfaltratrici per riparare la pavimentazione stradale che ne dà l'accesso, in modo che le ambulanze possano muoversi senza scossoni per eventuali trasferimenti d'urgenza. Ieri il "posto di primo soccorso" (che è cosa ben differente dal Dea di I livello che era presente nell'ospedale) era già operativo.

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REFERTATI

«Dalle 8 di questa mattina - spiegava intorno a mezzogiorno una infermiera - abbiamo già visitato una decina di pazienti, ma finora vengono a bussare alla nostra porta soprattutto coloro che avevano prenotato visite ambulatoriali o esami nell'ospedale centrale e che, ora, non sanno più dove andare».

L'ingresso della palestra è presidiato dai vigilantes della sicurezza. Affissa alle porte antincendio di ingresso c'è la circolare della Regione e della Asl 5 che definisce dove e come sono stati dislocati i vari servizi fino a pochi giorni fa afferenti al San Giovanni Evangelista di Tivoli. Arriva una coppia di origine egiziana. In mano il marito ha una prescrizione medica: «Mia moglie deve sottoporsi a una radiografia, può farla qui?», chiede. Ma la risposta è assolutamente negativa: «Qui non c'è nemmeno il radiografo».

E già, perché rivolgersi a un posto di primo soccorso rispetto a un "pronto soccorso" è tutt'altra cosa. I sanitari lo sottolineano in continuazione, perché in un caso di infarto in corso, per esempio, rivolgersi a questa struttura provvisoria anziché chiamare un'ambulanza del 118 o precipitarsi in auto in un altro ospedale, potrebbe fare perdere minuti preziosi: vitali. Considerazione che vale anche nei casi di utenti ad "alta intensità", vittime per esempio di incidenti e traumi. Lo sa bene Dimitri Cecchinelli, delegato aziendale Cisl Fp e che, al San Giovanni Evangelista, si occupa dei cosiddetti trasferimenti secondari, ossia i trasporti nelle ambulanze non inserite nella rete dell'emergenza del 118 ma in servizio esclusivo per le necessità interne dell'ospedale. «Per potere garantire comunque una assistenza in caso d'urgenza - spiega - abbiamo qui nel piazzale un centro mobile di rianimazione con anestesista in servizio nelle 24 ore e un'automedica con personale infermieristico». La direzione della Asl 5 chiarisce: «Ovviamente non stiamo parlando di un pronto soccorso, va chiarito alla popolazione, perché servirebbe un ospedale che oggi è inibito». Le attività di assistenza sono state suddivise a livello distrettuale e le degenze, come anche le attività di chirurgia, terapie oncologiche e dialisi, trasferite a Colleferro e Subiaco. I pazienti in dialisi e chi è in cura oncologica viene chiamato uno a uno per essere dislocato.

DISAGI

Ma i disagi per chi già vive una situazione di grande fragilità fisica e psicologica e per i loro familiari e caregiver sono enormi: «Stiamo cercando di organizzare navette o passaggi in comune - spiega Anna che ha una zia che è sottoposta a chemioterapia - per potere accompagnare i nostri cari in presidi distanti decine di chilometri. Ci auspichiamo che l'ospedale o, ameno parte di esso, sia riaperto il prima possibile ma da quel che abbiamo capito e da quel che si vede, ci vorranno mesi». Venerdì notte, in fretta e furia, nella palestra "Maramotti" ora trasformata in primo soccorso era stato allestito anche un ricovero temporaneo per gli ultimi pazienti evacuati dall'ospedale. Le barelle spinte dai volontari sobbalzavano per le buche, altri venivano portati a mano, sollevati con le coperte. Sul piazzale è stata issata anche una tensostruttura che funzionerà da sala d'attesa. Intanto, oggi sarà giornata di lutto sia a Tivoli che a Guidonia, città di due delle vittime del rogo. «La nostra comunità è stata colpita nel profondo. Rinnovo a nome di tutti le condoglianze ai familiari delle persone decedute», commenta il sindaco Mauro Lombardo, sindaco di Guidonia. I due sindaci invitano i cittadini, i titolari di attività produttive, le organizzazioni politiche, sociali, le associazioni sportive e di promozione sociale a manifestare il proprio cordoglio, anche abbassando le serrande degli gli esercizi commerciali dalle ore 12 alle ore 13. Gli insegnanti potranno far osservare agli alunni un minuto di silenzio per riflettere su quanto accaduto.

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