Tivoli, la Regione scrive alle Asl: verificate le misure anti-incendio. Ispettori in 32 ospedali del Lazio

Le aziende sanitarie dovranno anche organizzare prove di evacuazione

Tivoli, la Regione scrive alle Asl: verificate le misure anti-incendio. Ispettori in 32 ospedali del Lazio
di Francesco Pacifico
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Martedì 12 Dicembre 2023, 06:28

Entro la fine di dicembre la Regione vuole vederci chiaro sullo stato dei sistemi antincendio dei 32 ospedali del Lazio. Ed entro quella data le strutture devono non solo verificare e comunicare la condizione degli impianti e l'efficacia delle procedure in caso di incendio, ma anche organizzare prove di evacuazione. Dopo il rogo che ha causato la morte di tre pazienti nella notte tra l'8 e il 9 dicembre al San Giovanni Evangelista di Tivoli, la giunta guidata da Francesco Rocca corre ai ripari per evitare casi simili. E circola non poca preoccupazione negli uffici di via Cristoforo Colombo, anche perché a breve quest'amministrazione autorizzerà interventi sul fronte dell'antincendio e della messa in sicurezza antisismica del valore di 700 milioni di euro. Soldi, ha sottolineato il governatore in un'intervista al Messaggero, recuperati da fondi mai spesi in questa direzione dalle amministrazioni precedenti, con «alcune somme che risalgono al 2016». Per la cronaca, le maggiori risorse per la sicurezza sono destinate alle strutture di Roma (60 milioni totali da impegnare), a quelle di Viterbo (50 milioni) e a quelle dei Castelli (24 milioni), cioè dove si trova il San Giovanni Evangelista.

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LA LETTERA

In quest'ottica ieri il direttore generale della Sanità laziale, Andrea Urbani, ha scritto alle Asl, alle aziende ospedaliere, ai Policlinici e agli Ircss del territorio e all'Ares 118 «di attivare immediatamente ogni necessaria procedura per la verifica straordinaria degli impianti e delle procedure antincendio e di fare le simulazioni di un'emergenza incendio al fine di effettuare la prova di evacuazione».

Come detto, entro e non oltre la fine di quest'anno.

Sempre ieri la Regione ha istituito una commissione di inchiesta interna, che non si sovrapporrà al lavoro degli inquirenti e proverà a ricostruire le cause dell'incendio all'ospedale di Tivoli, le condizioni delle misure di sicurezza e quelle di prevenzione, la gestione dei soccorsi. L'obiettivo, si legge in un atto, sempre firmato dal direttore Urbani, è anche quello di ottenere elementi per «elaborare eventuali soluzioni idonee a garantire la sicurezza delle cure e a prevenire il verificarsi in futuro di eventi simili».

A comporre - a titolo gratuito - il board del consesso: Lucrezia Le Rose, ingegnere e dirigente dell'Area patrimonio e tecnologie della direzione Salute e Integrazione sociosanitaria, Domenico Antonio Ientile, direttore sanitario dell'Ares 118, Giovanni Palombi, direttore dell'Uoc Sicurezza e Prevenzione dell'Asl Roma2, Virginia Caracciolo, un'ingegnere che guida l'Uoc Gestione e sviluppo delle tecnologie, uso razionale dell'energia, manutenzione edile e impiantistica dell'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata e, infine, Valentino Costantini, architetto e dirigente tecnico dell'Uoc Patrimonio e impianti fissi del Sant'Andrea. I lavori saranno coperti da segretezza e i componenti della commissione potranno sia essere affiancati da consulenti tecnici sia godere di «ampi poteri di accesso: di ispezione, verifica documentale, nonché di audizione di dirigenti, anche di livello apicale, di funzionari e di dipendenti dell'Asl Roma5».

Intanto l'incendio dell'ospedale di Tivoli finisce per acuire un fenomeno, che si sta già registrando da giorni e che riguarda tutto il Lazio: complici anche l'aumento delle malattie respiratorie e la riduzione dei posti letto nelle cliniche private, aumenta la pressione sui pronto soccorso e tempi di accesso per i pazienti. I malati ospitati al San Giovanni Evangelista sono stati trasferiti a Colleferro, Monterotondo, Palestrina e Subiaco, intanto, almeno per 90 giorni, non verrà riaperto il Dea di questo nosocomio. La cosa sta creando non pochi problemi, anche perché sono aumentati in questi giorni i tempi di attesi nei pronto soccorso di tutta la regione: ieri all'ora di pranzo c'erano circa 1.100 pazienti che aspettavano di essere visitati e 45 ambulanze bloccate e usate come posti letto. Per ridurre i contraccolpi di questa situazione, la direzione sanitaria regionale ha chiesto ad Asl e aziende ospedaliere di «agevolare la dismissione ospedaliera attraverso percorsi di continuità assistenziale», garantire le dimissioni anche nel weekend, migliorare i tempi di intervento nei Dea, dare ancora più priorità alle emergenze e «mantenere la piena disponibilità dei posti letto "organizzativamente disponibili" nei reparti per acuti, riabilitazione e lungodegenza» per facilitare i trasferimenti dai pronto soccorso.
 

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