Anzio, studentessa stuprata, il nigeriano: «Ero ubriaco». Era da poco uscito dal carcere

Nel 2017 era stato condannato a 7 anni per aver rapinato e picchiato una donna. Non è stato rispettato il decreto di espulsione

Anzio, studentessa stuprata, il nigeriano: «Ero ubriaco». Era da poco uscito dal carcere
di Elena Ganelli e Camilla Mozzetti
4 Minuti di Lettura
Martedì 11 Luglio 2023, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 14:30

«Ero ubriaco, avevo bevuto tanto: birra, vino, whisky e non ricordo nulla di quella sera, ma sono dispiaciuto». Sono queste le dichiarazioni che il 32enne nigeriano, Valentine Omwanta, arrestato con l’accusa di avere violentato e rapinato una 18enne ad Anzio il 12 maggio scorso, ha fatto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Giuseppe Cario che ieri mattina lo ha ascoltato nell’interrogatorio di convalida. L’uomo, difeso dall’avvocato Natalino Sabatino che ieri era sostituito dall’avvocato Leonardo Palombi, ha risposto alle domande del magistrato anche se in maniera alquanto confusa. 


Di fatto ha confermato le dichiarazioni già rese in precedenza al pubblico ministero del Tribunale di Velletri – che coordina le indagini - ammettendo un pesante stato di alterazione alcolica. «Non sono in grado di ricostruire cosa accadde quella sera, non mi ricordo» ha continuato a ripetere, non riuscendo a ricostruire nel dettaglio quanto accaduto quel venerdì quando, secondo il racconto della vittima agli investigatori, l’avrebbe aggredita alle spalle appena scesa dall’autobus in zona Anzio 2 per poi trascinarla a forza in una baracca abbandonata poco distante, a ridosso della via Nettunense.

Qui l’avrebbe violentata. 


INCASTRATO DAL DNA
Lo straniero, detenuto presso il carcere di Latina, è stato fermato qualche giorno fa dagli agenti di polizia della Squadra Mobile e del commissariato Anzio-Nettuno dopo una vera e propria caccia all’uomo presso la stazione ferroviaria di Aprilia mentre stava aspettando di prendere un treno diretto a Termini. Ad incastrarlo, l’esame del Dna da parte della polizia scientifica che era riuscita a repertare tracce biologiche del violentatore sia sugli indumenti della ragazza che nelle prossimità della baracca dove si è consumato lo stupro.
Nel corso dell’udienza di convalida il 32enne, che è senza fissa dimora e vive di elemosina, ha ripetuto più volte al giudice «di non avere ricordi di quella sera». L’uomo peraltro, che in passato era stato ospite di un centro di accoglienza in Sicilia, ha un precedente specifico: era infatti uscito dal carcere lo scorso anno dopo avere scontato una condanna sempre per violenza sessuale. A conclusione dell’udienza il gip Cario ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. La difesa per ora non ha depositato alcuna richiesta per eventuali misure alternative. Un passato chiaro, il suo, ma rimasto nell’ombra fino allo scorso 12 maggio. Nello stesso mese di sette anni fa, rapinò e picchiò selvaggiamente una 57enne italiana a Valderice in provincia di Trapani. 


IL PRECEDENTE
La donna aveva preso parte ad un incontro di letture e stava tornando a casa quando fu aggredita. La ritrovarono per caso, incosciente e mezza nuda all’alba del giorno dopo e subito scattò da parte dei parte dei carabinieri la caccia all’uomo. Sul corpo della vittima non furono trovate tracce biologiche ma si arrivò all’arresto del nigeriano attraverso il cellulare che l’uomo aveva rubato alla vittima. Circa un mese dopo l’aggressione, il dispositivo che fino ad allora era rimasto “muto” tornò a funzionare nel Cara di Mineo. Era qui che il nigeriano, irregolare sul territorio, si era rifugiato vendendo probabilmente il cellulare ad un altro ospite. I militari riuscirono a chiudere il cerchio su di lui perché prima di entrare da abusivo nel Cara, l’uomo si trovava in un centro di accoglienza di Valderice da cui era scomparso il giorno dopo l’aggressione della 57enne. Fermato confessò tutto ma anche allora diede agli inquirenti una ricostruzione vaga e sommaria, fatta di tanti «non ricordo». Condannato a sette anni il 6 marzo 2017 a seguito del rito abbreviato, era da poco tornato in libertà quando ha violentato la 18enne ad Anzio. La sua posizione non era cambiata: restava un irregolare, condannato e ancora in Italia pur con un’espulsione notificatagli lo scorso anno a seguito di un controllo casuale. La 18enne è stata aggredita alle spalle, violentata in mezze ad un campo incolto. A portare la polizia da lui oltre al Dna alcuni elementi “caratterizzanti” tra cui alcuni tatuaggi, la capigliatura e una camminata inconfondibile.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA